La Nuova Sardegna

Olbia

L’inchiesta

La fuga in gommone, poi l’irruzione dei carabinieri con i giubbotti antiproiettile: Ragnedda era armato – la ricostruzione


	La casa a Baja Sardinia dove Emanuele Ragnedda (nella foto) si era rifugiato
La casa a Baja Sardinia dove Emanuele Ragnedda (nella foto) si era rifugiato

L’uomo, arrestato per l’omicidio di Cinzia Pinna, si era rifugiato nella casa del padre a Baja Sardinia e aveva una pistola

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Palau Non dormiva più nella sua tenuta di Conca Entosa perché era stata messa sotto sequestro. Da qualche giorno Emanuele Ragnedda si era trasferito nella barca del padre, ormeggiata a Cannigione. E da lì, sentendosi braccato perché il suo nome era stato diffuso in relazione alla scomparsa di Cinzia Pinna, nella mattinata di oggi 24 settembre è salito a bordo di un tender semi sgonfio ed è arrivato fino a Baja Sardinia. Dopo avere lasciato il gommone mezzo distrutto su alcuni scogli, ha percorso circa 300 metri a piedi ed è arrivato fino a una casa del padre, all'interno del residence Rena Bianca.

Nel frattempo erano scattate le ricerche da parte di carabinieri, guardia costiera e associazione Agosto 89. Il gommone è stato ritrovato e si è capito subito dove Ragnedda si fosse rifugiato. Il timore era che l’uomo potesse suicidarsi. Anche perché in casa aveva con sé una pistola, come riferito dal padre stesso, arrivato sul posto, ai carabinieri. I militari sono entrati con mitra e giubbotti antiproiettile. Insieme al padre, hanno convinto Emanuele Ragnedda a seguirli e lo hanno portato in caserma. Dove poco dopo l’uomo confesserà di avere ucciso Cinzia Pinna.

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