Bimba di 2 anni in attesa per ore al pronto soccorso di Olbia: pediatria allo stremo
Lo stesso medico è chiamato a coprire contemporaneamente le emergenze, la sala parto, il nido e i piccoli ricoverati
Olbia Per ore al pronto soccorso in attesa che un pediatra la visitasse. È successo nei giorni scorsi a una bambina di due anni arrivata all’ospedale “Giovanni Paolo II” con il sospetto di aver ingoiato una molletta per capelli. Non essendoci una zona pediatrica separata, la piccola è rimasta nell’area delle urgenze degli adulti fino a quando lo specialista di turno, impegnato altrove, non ha potuto raggiungerla. Nel frattempo i medici del pronto soccorso hanno eseguito i primi accertamenti, che hanno poi escluso la presenza di corpi estranei.
«Per fortuna tutto si è risolto per il meglio - hanno raccontato i genitori - ma il nostro non è un caso isolato: capita spesso che i bambini debbano sostare a lungo al pronto soccorso». L’episodio fotografa la quotidianità di un reparto che continua a vivere in equilibrio precario. Alla Pediatria di Olbia, infatti, c’è soltanto un medico strutturato per turno, chiamato a coprire contemporaneamente il pronto soccorso, la sala parto (con assistenza sia ai parti spontanei che ai cesarei), il nido e i piccoli ricoverati. Quando le emergenze si sovrappongono, garantire la presenza su tutti i fronti diventa impossibile.
All’inizio di settembre l’allarme era già scattato: il reparto rischiava la chiusura per carenza di organico. Per evitare lo stop, l’Asl Gallura aveva disposto il trasferimento temporaneo di due pediatri da Tempio, perché il primario (arrivato a fare anche 48 ore di fila) era rimasto in quel periodo da solo con uno specializzando. Ma la copertura è durata appena un turno, perché i due medici sono andati in ferie. E da quel momento la Pediatria di Olbia è tornata a fare i conti con gli stessi problemi.
Già dalle ore successive l’azienda sanitaria ha tentato altre soluzioni. Sono stati pubblicati avvisi per reperire professionisti disponibili a prestare servizio a Olbia, compreso (lo scorso 16 settembre) uno specializzando con contratto semestrale. Ma finora i bandi non hanno portato rinforzi concreti. La stessa Asl Gallura ha sottolineato più volte che non si tratta soltanto di pediatri: la difficoltà a reperire personale riguarda quasi tutte le figure professionali, ma soprattutto gli infermieri. E anche quando vengono banditi concorsi o avvisi pubblici le adesioni sono poche. Una situazione che accomuna la Gallura al resto della Sardegna e a gran parte del Paese, dove la carenza di medici e operatori sanitari è diventata ormai strutturale.
Il risultato è che le misure tampone durano poche ore, mentre le criticità rimangono immutate. E così un pediatra per turno si deve sdoppiare tra sala parto, assistenza ai neonati, reparto e, appunto, pronto soccorso. Il caso della piccola paziente dimostra quanto sia fragile l’equilibrio del reparto. Ogni urgenza rischia di trasformarsi in attesa e ogni turno diventa una sfida, con il personale costretto a moltiplicarsi per garantire servizi essenziali. Ma la situazione ha un paradosso regionale: nel caso di Lanusei, per esempio, risultano in servizio cinque pediatri, nonostante lì non ci siano né reparto né punto nascite. Sulla grave criticità aveva preso posizione anche il vicepresidente del consiglio regionale Giuseppe Meloni: «È inconcepibile e inaccettabile che proprio in Gallura, unica realtà in continua crescita, si debba arrivare a un passo dalla chiusura della Pediatria». Da qui un incontro con i vertici della Asl e una prima soluzione trovata: sono arrivati (per pochissimo) i due medici da Tempio, ancora oggi in ferie. E l’emergenza resta.