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Olbia

La sentenza

Olbia, usura ed estorsione ai danni di un imprenditore gallurese: tre condanne

Olbia, usura ed estorsione ai danni di un imprenditore gallurese: tre condanne

I fatti erano accaduti tra il 2011 e il 2014. La vittima sarebbe stata anche minacciata di morte

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Olbia Si è concluso con la condanna dei tre imputati, il processo a carico dei fratelli di Pozzuoli Umberto e Marco Galizia e dell’olbiese Guglielmo Coronas, accusati di usura ed estorsione ai danni di un imprenditore gallurese. Oggi 10 dicembre, il collegio presieduto da Caterina Interlandi, li ha ritenuti responsabili dei reati per i quali erano a giudizio: Umberto Galizia è stato condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione, Marco Galizia, a 5 anni e 3 mesi, Guglielmo Coronas, a 5 anni e 6 mesi. Secondo le accuse Umberto Galizia avrebbe prestato dei soldi, 130mila euro, all’imprenditore che versava in gravi difficoltà economiche, applicando tassi usurari. La presunta vittima sarebbe stata minacciata più volte anche di morte dai fratelli Galizia e da Coronas che svolgeva un ruolo da intermediario, perché restituisse i soldi, pretendendo da lui ulteriori 170mila euro per interessi. Nel gennaio 2014 era scattato l’arresto da parte dei carabinieri.

La vittima era stata sentita in aula per due volte: la prima, aveva detto di non ricordare molti fatti perché si era sottoposto a terapia ipnotica per rimuoverli, la seconda, aveva risposto alle domande protetto da un drappo nero per evitare di essere visto dai presenti. In quell’udienza, l’imprenditore aveva raccontato di aver conosciuto i due fratelli per il tramite di Coronas, quindi di essere andato a Pozzuoli e di essersi fatto prestare una somma di denaro e di essersi accorto mentre contava i soldi di essersi messo nei guai perché gli era sembrato di vedere che Umberto Galizia fosse armato. Aveva detto di aver ricevuto minacce nel momento in cui, per problemi economici, non riusciva più a far fronte agli interessi. Oggi, a oltre dieci anni dai fatti, le ultime arringhe difensive, durante le quali i legali hanno cercato di smontare l’impianto accusatorio. Ma il collegio li ha ritenuti colpevoli. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Angelo Merlini, Giovanni Azzena, Rosario Cristiano e Antonio di Marco. (t.s.) 

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