La Nuova Sardegna

Oristano

Bar perde l’ultimo appello: quella pedana è illegittima

di Alessandro Farina
Bar perde l’ultimo appello: quella pedana è illegittima

Bosa, rigettato dal Consiglio di Stato il ricorso del titolare de La Caffetteria «Ne prendo atto, ma quella struttura c’era da 15 anni ed era utile a tutti»

12 marzo 2016
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BOSA. Dopo il Tar Sardegna anche il Consiglio di Stato, a cui l’imprenditore Domenico Luciano aveva fatto ricorso attraverso i suoi legali, ha espresso il suo giudizio: rigettando l’appello proposto da La Caffetteria per mantenere al suo posto la pedana sistemata all’ingresso del locale, nel Corso Vittorio Emanuele.

Si chiude così una vicenda che ha segnato nei mesi scorsi un vero e proprio braccio di ferro tra il Comune e il titolare dello storico esercizio. Il manufatto in legno è già stato rimosso. Il titolare del bar dovrà ora versare duemila euro di spese legali relative all’epilogo amministrativo, ma respinge con forza l’etichetta di operatore da “tavolino selvaggio.” La diatriba prende avvio quando l’amministrazione approva un regolamento sulla concessione del suolo pubblico che intima a tutti gli esercenti di rimuovere le pedane in legno presenti nella storica via in acciottolato. La Caffetteria si oppone subito, dopo qualche tentativo di dialogo col Comune, con varie motivazioni e in sede giudiziaria amministrativa. La prima sentenza del Tar Sardegna, qualche mese fa, dà però torto all’imprenditore: «Veniva richiesta, tra gli altri documenti, anche l’autorizzazione del suolo pubblico, che per il Comune non risultava concessa. Ma per quella pedana era stata rilasciata da tempo una licenza edilizia, e sono uno dei pochi a Bosa ad averla, mentre il precedente regolamento del 2011 non prevedeva quanto poi richiesto nel 2013» spiega Domenico Luciano. Che si rimette alla decisione del Consiglio di Stato, ma rimarcando il diritto ad opporsi alla disciplina comunale che impone lo stop alle pedane lignee nel Corso.

Dal Comune, per ora, nessun commento, in attesa probabilmente di leggere nero su bianco l’ultima sentenza in arrivo da Roma. L’imprenditore, invece, non si sottrae alle domande. Ma non era meglio evitare il tavolino selvaggio e rimuovere subito la pedana? «Ma quale tavolino selvaggio! È quindici anni che quella pedana si trovava li, ho sempre pagato il suolo pubblico e realizzato tutto a norma, quindi non c’è mai stato nulla di abusivo e di rimando nessun tavolino selvaggio», risponde deciso Domenico Luciano. Mentre la pedana, accesso per disabili a parte, «era di grande utilità pratica, perché basta un po’ di pioggia e quell’area si allaga visto che la rete delle acque bianche non riesce a smaltirla, cosa accaduta ad esempio solo qualche giorno fa. Dovremo quindi trovare altre soluzioni tecniche: per garantire sempre un servizio all’altezza nel mio locale, ed anche i posti di lavoro: dieci a regime che diventano quindici nei mesi estivi».

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