La Nuova Sardegna

Oristano

Il pm: «Abusi a scuola, 7 anni al bidello»

di Enrico Carta
Il pm: «Abusi a scuola, 7 anni al bidello»

Avrebbe adescato due ragazzine nei bagni delle medie in un paese del Montiferru. La difesa: «Accuse false»

10 giugno 2020
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ORISTANO. Sembrava un amico, uno di quegli adulti che ispirano tanta fiducia ai più giovani. Proprio questo potrebbe aver trascinato nella trappola due ragazzine delle scuole medie di un paese del Montiferru qualche anno fa. Il 55enne, che oggi è a processo, era bidello in quella scuola e ora rischia una condanna a sette anni per abusi sessuali. A denunciarlo fu una undicenne allieva dell’istituto, poi però a puntare il dito contro l’imputato è stata anche una seconda ragazzina, che di anni ne aveva appena compiuto quattordici. Altre, per quanto chiamate in causa al momento in cui l’inchiesta era partita, non avrebbero invece confermato le accuse.

Queste erano già chiare al termine dell’incidente probatorio, sono state quindi ripetute in aula dalle due presunte vittime e, proprio sulla base delle loro testimonianze, il pubblico ministero Marco De Crescenzo, ha chiesto la condanna del bidello. Lo ritiene responsabile di averle adescate e di aver approfittato di loro per ottenere qualche bacio e spingersi anche oltre, senza però mai arrivare a consumare del tutto gli abusi.

Il luogo migliore per non farsi notare sarebbe stato il bagno della scuola ed è lì che avrebbe approfittato della sua posizione di superiorità e della capacità di rendersi loro amico, solo che il silenzio promesso non era durato a lungo e così una delle ragazzine che avrebbero subito gli abusi raccontò tutto ai genitori. Dopo le sue parole anche gli insegnanti furono allertati, anche se, come ha ricordato il pubblico ministero non ci fu un’azione da parte della scuola.

Non essendoci nel fascicolo d’indagine testimonianze di altre persone che avrebbero assistito o sarebbero state a conoscenza dei fatti, è sulla credibilità della versione delle due ragazzine, che avevano undici e tredici anni all’epoca dei fatti contestati, che hanno puntato anche gli avvocati di parte civile Rafaele Cocco ed Ennio Masu. Entrambi hanno sposato la versione del pubblico ministero ricordando che qualche confidenza era stata fatta ad altre compagne di classe o ad alunne della scuola.

Non altrettanto ha fatto l’avvocato difensore Giuseppe Motzo che invece ha ritenuto che le due presunte vittime, sporgendo denuncia, abbiano voluto mettersi al centro dell’attenzione per oscuri motivi che solo la psiche non ancora formata dei ragazzini possono costruire o addirittura che avessero dei motivi personali per accusare il bidello e cioè quello di non voler ammettere di fronte ai genitori le proprie responsabilità per dei comportamenti che avrebbero portato lo stesso bidello a rimproverarle.

Terminate requisitoria e arringhe, la presidente del collegio giudicante Carla Altieri ha rinviato al 14 luglio per eventuali repliche e quindi per emettere la sentenza.

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