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Oristano

Incendi nel Montiferru: gli aiuti non arrivano

Incendi nel Montiferru: gli aiuti non arrivano

Gli unici fondi sinora possibili sono stati quelli per i proprietari di prime case. Le aziende e gli agricoltori che hanno perso tutto sono ancora all’asciutto

12 marzo 2022
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SANTULUSSURGIU. A distanza di otto mesi dal 24 luglio dello scorso anno, quando gran parte del Montiferru venne devastato dalle fiamme, chi ha subìto danni alle aziende, perso le scorte di foraggio e molti capi di bestiame, attende ancora i ristori promessi dalla Regione.

Gli unici aiuti ricevuti da allevatori e agricoltori finora, sono stati quelli inviati dai privati quando il fuoco non era stato ancora del tutto spento. In quei giorni, grazie alla macchina della solidarietà attivata da “Sa paradura”, che coinvolse molti allevatori isolani e non, nei paesi più colpiti dal fuoco arrivarono mangimi e foraggio, reti metalliche, tubi per impianti idrici, attrezzature varie e quant’altro necessario alla ripartenza.

Degli sbandierati aiuti economici promessi dai politici davanti a telecamere e taccuini nelle ore successive all’incendio che distrusse oltre 16 mila ettari di territorio, fino ad oggi, non è arrivato neanche un euro. Ieri è scaduto l’unico bando regionale pubblicato finora, ma l’intervento prevedeva la concessione dei ristori ai soli titolari di abitazione principale danneggiata.

Le altre categorie, all’interno delle quali ci sono gli agricoltori, gli allevatori, gli olivicoltori, i contadini, dovranno attendere la pubblicazione dei restanti bandi e sperare di rientrare nelle graduatorie utili per ottenere l’accesso agli aiuti economici. La macchina regionale si è mossa con lentezza e ancora stenta ad entrare a regime. I sostegni attesi dai titolari delle decine di miglia di oliveti andati in cenere a Cuglieri, sono lontani dall’arrivare. I 17 milioni di euro stanziati dalla finanziaria regionale, più 3 milioni per interventi urgenti in carico all’assessorato all’agricoltura, destinati ai ristori immediati per gli imprenditori agricoli che hanno subito danni, non sono ancora disponibili a causa delle lentezze burocratiche e della mancata pubblicazione dei bandi che ne consentirebbero l’utilizzo.

I soldi ci sono, e la loro immediata spendibilità aiuterebbe molte aziende a non chiudere i battenti.

Servono soprattutto in questo periodo, reso ancora più complicato dalla pandemia e dalle problematiche derivanti dal conflitto Russo-Ucraino, territori dai quali arriva circa l’80 per cento dei prodotti cerealicoli per gli animali. Intanto agricoltori e allevatori si dibattono tra mille difficoltà per tenere aperte le loro aziende, di quei bandi, sollecitati da tutte le organizzazioni di categoria, che dovevano essere pubblicati immediatamente dopo l’approvazione della legge finanziaria regionale, ad oggi non c’è traccia. Problemi, quindi, che si vanno ad aggiungere allo sforzo per sopravvivere condotto dai titolari delle aziende e dei territori danneggiati. Uno sforzo che però rischia di essere vanificato dalle lungaggini burocratiche che stanno rallentando l’erogazione dei fondi, ed esasperando chi in quegli aiuti confida per andare avanti. Ad aggravare ulteriormente la crisi del comparto agricolo c’è la corsa al rialzo del prezzo dei carburanti e dei mangimi, divenuti introvabili. Diego Loi, sindaco di Santu Lussurgiu, Andrea Loche di Cuglieri, Giambattista Ledda di Sennariolo, Antonio Flore di Scano di Montiferro, chiedono a gran voce la pubblicazione dei bandi e lo sblocco dei sostegni, senza i quali la situazione per il comparto agricolo diventa drammatica. Piero Marongiu

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