La Nuova Sardegna

Oristano

Tribunale

Processo Ippocrate, così è emerso anche il mobbing

di Michela Cuccu
Processo Ippocrate, così è emerso anche il mobbing

Nella testimonianza dell’ultima udienza

06 aprile 2024
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Oristano «Declinai l’invito a collaborare con il Partito dei Sardi e da lì per me iniziarono i problemi al lavoro». Al processo scaturito dall’inchiesta “Ippocrate”, si era sempre parlato delle presunte assunzioni pilotate e dei concorsi truccati in cambio di voti per il Partito dei sardi. Mai sino all’udienza di giovedì scorso era emerso che dipendenti iscritti o comunque vicini al Pds avrebbero utilizzato l’appartenenza politica come strumento di condizionamento della vita lavorativa di una collega, emarginata e demansionata per aver rifiutato di far parte del partito che all’epoca governava l’Azienda sanitaria di Oristano.

Ha avuto l’effetto di un terremoto in un processo già di per sé complicato, la lunga deposizione di Manuela Mereu, infermiera dirigente in quegli anni che lavorava al Servizio professioni sanitarie. Rispondendo alle domande del pm Marco De Crescenzo, ha riferito che i primi due anni di lavoro presso l’Sps, scorsero tranquilli. Lei era contenta di lavorare in uno staff che riteneva qualificato e diretto da un suo ex docente universitario: Angelo Piras che ad un certo punto le propose di entrare nel Pds. «Me lo propose durante il lavoro che era anche l’unica occasione che avevamo di incontrarci. Mi chiese “Tu che cosa vuoi fare?”. Risposi che non era lui che doveva pormi questo genere di domanda. Risposi che volevo soltanto svolgere il lavoro per il quale ero stata assunta».

Sarebbero iniziati qui i problemi al lavoro Mereu, spostata di stanza, allontanata dalla sede presso l’ospedale San Martino e mandata in via Carducci, in una stanza che trovò chiusa tanto che dovette andare a cercarsi le chiavi per poi scoprire che dietro quella porta c’era una stanza priva di areazione, con la finestra che non si poteva aprire e niente impianto di condizionamento. Non le dettero nemmeno un telefono e anche per avere il computer dovette insistere non poco. In aula ha riferito che fu il responsabile dell'ufficio, Angelo Piras, a dirle di lasciare la stanza che condivideva con Gianni Piras. «L’ordine arrivò con una mail». Ha detto. Prima di andar via lei mise una mappa sulla porta del suo “vecchio” ufficio. Sperava che in questo modo chi avesse necessità di interloquire con lei, potesse trovarla. Tutto inutile: «Venni completamente isolata. Nessun collega venne più a cercarmi. Fui messa nelle condizioni di non poter più svolgere il mio lavoro».

Quando il pubblico ministero, Marco De Crescenzo, le ha chiesto se conoscesse la ragione di quel trasferimento, Mereu ha risposto: «Mi dissero che era per ragioni interne. Probabilmente la mia presenza nel mio precedente ufficio non era più compatibile perché non la pensavo come loro anche su questioni di lavoro. Come quando diedi un’opinione contraria rispetto ad una decisione presa in merito al recupero di alcune figure professionali. Dissi che mi sembrava eccessivo».

Non fu il primo trasferimento perché successivamente, venne assegnata ad un altro servizio. La voce dei traslochi da un ufficio all’altro si diffuse in fretta tra il personale e Manuela Marras si trovò a subire allusioni e critiche non richieste, riguardo le sue scelte di cittadina. «Qualche collega, con sciocche considerazioni arrivò persino a dirmi che se avessi fatto un’altra scelta non sarei stata spostata di stanza. Un medico mi disse addirittura di tesserarmi al Pds. Angelo Piras invece, mi accusava di ragionare con la testa di una donna di sinistra. A quel punto ritenni di non dover prestare il fianco a valutazioni sulla mia persona e mi chiusi a riccio». Le ostilità nei suoi confronti però sarebbero continuate. La Asl bandisce un concorso. Manuela che è in attesa della nascita della sua bambina, decide di parteciparvi. Anche Angelo Piras partecipa: «Un giorno venne da me proponendomi di mettermi in gravidanza a rischio. Risposi di no: sapevo che andare in malattia mi avrebbe precluso la possibilità di fare il concorso che feci, arrivando quarta». Manuela Mereu, isolata e demansionata chiede tutela ai sindacati «Che non fecero nulla», dice. Poi le venne il dubbio che ciò che stava accadendo fosse solo il frutto della sua immaginazione, ma non era così. Quando un medico legale dell’università la visita, accerta che è vittima di mobbing. Diagnosi contenuta in una perizia che però rimarrà in un cassetto. «Non mi rivolsi al Tribunale del Lavoro perché la mia vita era cambiata con la nascita di mia figlia». Quando Angelo Piras vince un concorso e si trasferisce alla Asl di Nuoro, prima di andar via designa il suo successore nell’incarico Gianni Piras. «Angelo Piras venne da me per chiedermi di collaborare con il nuovo responsabile dell’ufficio. Gli risposi che non lo avrei mai fatto perché quell’incarico sarebbe dovuto andare a me. Ero io a sostituirlo quando si assentava».

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