La Nuova Sardegna

Oristano

Fede e tradizione

Sedilo, il grande giorno dell’Ardia di San Costantino

di Maria Antonietta Cossu

	Le tre pandelas provano il percorso dell'Ardia 
Le tre pandelas provano il percorso dell'Ardia 

Leonardo Pes guida i cavalieri di San Costantino: l’amico Mario Nieddu seconda pandela e dietro di loro Andrea Pes, figlio della prima pandela

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Sedilo È giunto il tempo della preghiera e del raccoglimento, della professione di fede e del silenzio. Ma è il preludio a un repentino cambio di registro, al momento in cui prenderanno il sopravvento l’impeto e la tempesta, il vortice delle passioni, il battito tumultuoso dei cuori, il serrato scalpitio degli zoccoli, il fragore degli spari, il sussulto della folla sorpresa dal guizzo improvviso di un uomo a cavallo e dalla torma lanciata all’inseguimento. È tempo di Ardia. La corsa equestre si svolgerà oggi poco prima del tramonto e domani dopo l’alba tra i simboli materiali della venerazione nutrita dai sedilesi per Costantino sin dal 1600 e in tempi successivi assurta a momento evocativo della vittoria dell'imperatore romano sul contendente al trono Massenzio a Ponte Milvio nel 312 e a metafora della cristianità che vince sul paganesimo.

Le pandelas sono i principali interpreti della rappresentazione storico-religiosa e al tempo stesso lo specchio in cui si riflette una comunità intera, divisa tra chi crede e chi ha semplicemente a cuore la tradizione. «È un’esperienza totalizzante, che va oltre ogni immaginazione», afferma Leonardo Pes, allevatore di 50 anni investito dal parroco del ruolo di comandante in capo dell’esercito di Costantino. Le sue parole testimoniano la partecipazione emotiva di tutta la collettività: «Sono stato avvolto dall’abbraccio della gente, ho sentito il calore e il sostegno dei compaesani e ho avvertito ancor di più un senso di appartenenza a una comunità che attraverso l’Ardia senti in qualche modo di rappresentare, in virtù del sentimento di fede o di radici comuni».

«La nostra festa – prosegue – è un patrimonio identitario che ciascuno vive e celebra a suo modo, ma con la stessa intensità: che sia un cavaliere, un corridore, l’associazione, la prioressa, il fuciliere, il consiglio religioso o un comune cittadino la sostanza non cambia: l’intento è di glorificare il santo. Si può fare in forme diverse, in base alle rispettive possibilità e capacità, ma con lo scopo di onorare e ringraziare l’entità a cui ci si affida in ogni circostanza della vita». Per un cavaliere la riconoscenza si sublima nella conduzione della corsa. Un momento che Leonardo Pes immagina da 37 anni, tanti ne sono passati dal giorno in cui, tredicenne, si iscrisse all’albo delle pandelas: «Nel mezzo c’è stata la vita e se inizialmente la molla è stata lo spirito di emulazione degli adulti e il richiamo di una tradizione che impariamo a conoscere da piccoli, con la maturità si sono aggiunte ragioni che trascendono ogni tipo di esteriorità, inclusa la famosa balentìa che alcuni percepiscono dall’esterno. L’Ardia non è un’occasione per mettersi in mostra, non la si corre per lo spettacolo ma in primo luogo per il santo e per sé stessi. Per chi crede è un modo di entrare in connessione con il divino. Detto ciò, è umano che nel momento dell’azione subentrino in ognuno di noi il desiderio di ben figurare e un senso di sfida verso se stessi e gli altri».

L’Ardia è comunque un atto di coraggio e «Di certo la paura non è contemplata. Le emozioni non si possono reprimere ma gestire sì, mentre la paura non serve, è controproducente.» Così il modo migliore per affrontare una prova così difficile diventa «Andarci preparati e con senso di responsabilità», risponde la prima pandela, che idealmente si carica sulle spalle le sorti di tutti i partecipanti: «È un carico gravoso, sai che da ogni tua mossa può dipendere l’incolumità di chi hai dietro e la riuscita della corsa. Sono aspetti che valuti nell’impostare tempi e strategie, anche se spesso sul campo gli schemi saltano. È inevitabile con tutte le variabili e le dinamiche imprevedibili di una galoppata collettiva su un percorso irregolare».

Un ruolo fondamentale nella gestione della corsa lo giocano le altre due bandiere e le scorte, incaricate di respingere gli assalti delle retrovie. Leonardo Pes ha voluto al suo fianco il figlio Andrea e l’amico di sempre Mario Nieddu. Non esistono precedenti, perlomeno documentati, di un padre e un figlio nello stesso trittico, e persino la giovane età del terzo vessilifero, non ancora ventenne, è un primato nella storia recente dell’Ardia. E a chi gli chiede perché suo figlio, Leonardo Pes risponde senza indugi: «Perché no? È la persona con cui più di qualunque altra avrei voluto condividere questa esperienza e la congiuntura di alcune circostanze ha permesso che ciò accadesse. Cavalca sin da bambino, ha tre Ardie alle spalle e percepisco in lui un genuino sentimento di fede. L’altra scelta non poteva che ricadere su Mario». La reazione di Andrea Pes di fronte alla prospettiva di ricoprire l’importante incarico è stata immediata: «Non c’era nulla su cui riflettere. Per me è un onore e un dovere morale affiancare mio padre in questa prova.» La seconda pandela batte invece la pista di San Costantino da quarant’anni, ma oggi debutterà nelle vesti di comprimario. «Lo faccio per assolvere a una sorta di promessa – racconta Mario Nieddu –. Da ragazzo mi ripromisi di partecipare ogni volta che avessi potuto, pertanto non è un’esperienza nuova, ma quando sei così coinvolto avverti una tensione particolare. Cercherò di dare il massimo».

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