La Nuova Sardegna

Sindrome dei Balcani, via libera ai risarcimenti per i militari colpiti

Annalisa D'Aprile
I genitori delle vittime
I genitori delle vittime

Il ministero della Difesa fa retromarcia sulla modifica al decreto che stabilisce il nesso causale tra l'uranio impoverito e le gravi patologie, responsabili delle malattie di oltre 2.500 tra militari e civili e di 181 decessi. I soldati colpiti dalla cosiddetta "sindrome dei Balcani" e i loro familiari dunque, potranno ottenere i risarcimenti previsti dalla legge

26 gennaio 2011
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ROMA. È questo il risultato ottenuto da una delegazione dell'Osservatorio militare ricevuta ieri mattina dal sottosegretario alla Difesa Giuseppe Cossiga, mentre sotto il ministero si svolgeva un sit-in di protesta contro l'emendamento che voleva addebitare il cancro tra i soldati a tatuaggi, fumo, alcol e zampironi anti-zanzara e non alle "polveri di guerra".

«Quando mio figlio è stato in missione in Kosovo i tatuaggi nemmeno li aveva!» racconta Antonello Porru, papà di Fabio, caporalmaggiore della Brigata Sassari, morto di leucemia nel 2003 a 29 anni. «I militari uccisi dall'uranio impoverito hanno la stessa dignità dei colleghi vittime di attentati - afferma Domenico Leggiero, portavoce dell'Osservatorio militare -. Non prendersi responsabilità sull'uranio impoverito era davvero troppo per una società civile, ora ce l'abbiamo fatta».

A proporre la modifica al decreto presidenziale 66 del 15 marzo 2010, che riconosce gli indennizzi a militari e civili - ammalatisi dopo essere stati impiegati nelle missioni di pace, nei poligoni e nei siti di stoccaggio -, era stato il presidente dell'attuale commissione parlamentare d'indagine, Rosario Costa. Stress da guerra, vaccini, tatuaggi, radiazioni dei cellulari, fumo (non solo di sigaretta) le cause di cancro e leucemia secondo la commissione che, così, avrebbe messo mano al decreto alleggerendo il peso economico dei risarcimenti.

La situazione invece resta invariata. E negli articoli 603 e 1907 del codice dell'ordinamento militare, tra i fattori di rischio per i soldati, viene specificato che il diritto all'indennizzo in caso di patologie tumorali spetta se c'è stata "esposizione all'uranio impoverito e alle nano particelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico". Oltre il nesso causale, veniva cancellato anche il punto fermo che la Difesa doveva attenersi ai «principi di cautela e responsabilità».

«Abbiamo raggiunto un obiettivo importante - aggiunge Leggiero -. Non ci sono morti di serie "A" e serie "B". Chi è rimasto vittima dell'uranio impoverito ha la stessa dignità di chi è morto in un attentato. E i nostri soldati non sono né ubriaconi né fumatori di spinelli». Entro i prossimi mesi la legge diventerà operativa e, come ha spiegato ancora Leggiero, i tempi di indennizzo saranno accelerati.

Nella delegazione ricevuta da Cossiga c'era anche Mariella Cao del comitato sardo "Gettiamo le basi", associazione che lotta per la chiusura del Poligono di Salto di Quirra. «Ho chiesto che quel poligono venga chiuso - dice la Cao - mi hanno risposto "non è possibile, ci serve". Certo, serve perché viene dato in affitto alle multinazionali delle armi e frutta 1,2 milioni al giorno per ognuna delle tre ditte che lo hanno affittato. Vogliamo vedere riconosciuto il principio di precauzione: prima devono chiudere il poligono e poi devono monitorarlo per accertarsi che sia veramente "pulito"». Ad ammalarsi di cancro e leucemia a Quirra non sarebbero solo i militari, ma anche gli abitanti della zona e perfino gli animali.

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