La Nuova Sardegna

Sanità d'eccellenza nel sottoscala

L’ingresso della clinica medica dove si trova il Centro di ipertensione Il reparto è situato nel sottoscala della palazzina in viale San Pietro
L’ingresso della clinica medica dove si trova il Centro di ipertensione Il reparto è situato nel sottoscala della palazzina in viale San Pietro

L'assurda storia del Centro di ipertensione dell'Aou

28 gennaio 2012
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 SASSARI. È come se negli ambulatori del Centro per l'Ipertensione si fosse verificato un evento sismico. I rivestimenti delle pareti sono staccati, ai tubi al neon mancano pezzi, dal soffitto penzolano tubi e fili elettrici, il mobilio è tutto scrostato, scatoloni e ferrivecchi sono ammassati ovunque. Niente di eccezionale, però: si tratta dell'inevitabile decadenza di una struttura abbandonata.  Per questo motivo i medici che ogni giorno, al piano terra della Clinica medica in viale San Pietro, visitano da 35 a 52 persone provenienti da tutta l'isola (per un totale di settemila visite all'anno) hanno scritto una lettera ai propri pazienti per sensibilizzarli su una situazione intollerabile e che peraltro è sotto gli occhi di tutti.  Proprio gli utenti che si rivolgono al centro diretto dal professor Nicola Glorioso per problemi legati all'ipertensione o affetti da patologie correlate, vivono sulla loro pelle lo sfascio nel quale versano i quattro «sgabuzzini» che ospitano gli ambulatori, i locali adibiti alla ricerca, gli archivi e la sala d'attesa. Chiamarla sala d'attesa è davvero un azzardo: a metà mattina il corridoio dove danno le porte degli ambulatori è stipato di persone che ostacolano loro malgrado il passaggio del personale. In fondo al corridoio c'è una scrivania dalla quale la segretaria stabilisce gli orari delle prossime visite e risponde a mille domande contemporaneamente.  Nella lettera i due medici (Nicola Glorioso e Chiara Troffa) e le due infermiere che formano lo staff del centro, dichiarano di non poter garantire un'assistenza dignitosa ai loro pazienti a causa della carenza di personale e per la totale inadeguatezza dei locali.  La situazione del Centro di ipertensione è surreale. Basti pensare che il centro, riconosciuto e certificato dalla Società europea di ipertensione in realtà non esiste. La Asl prima e l'Azienda ospedaliero universitaria poi non hanno mai riconosciuto al centro un'autonomia e quindi, nonostante i numeri e le prestazioni noti a tutto il mondo scientifico, gli ambulatori per l'ipertensione risultano essere niente di più che una delle tante attività interne alla Clinica medica.  Quindi parrebbe «normale» che i medici, il personale e i pazienti siano ridotti da vent'anni in un sottoscala, tra mille difficoltà di ordine pratico ed economico. Tutto questo mentre attraverso il lavoro massacrante i medici del centro riescono a ottenere finanziamenti per la partecipazione a ricerche internazionali.  Adesso però, sembra che una luce in fondo al tunnel i forzati del Centro di ipertensione riescano a vederla. La notizia arriva direttamente dalla direzione generale dell'Aou. «Abbiamo già stabilito che al Centro di ipertensione sarà assegnato un intero piano del padiglione di Malattie infettive in via di realizzazione - dice il manager Sandro Cattani -, L'università ha assicurato che lo stabile sarà ultimato entro novembre di quest'anno». C'è poi l'aspetto del riconoscimento formale della struttura per l'ipertensione: «Il Centro è già previsto come Unità operativa semplice nell'atto aziendale che sarà presentato a marzo». Una boccata d'ossigeno per Glorioso, il suo staff e le migliaia di pazienti che hanno bisogno delle loro cure.
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