La Nuova Sardegna

Da Sassari a Locarno sognando il Pardo

di Fabio Canessa
Da Sassari a Locarno sognando il Pardo

Bonifacio Angius unico italiano in concorso con “Perfidia”

05 agosto 2014
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di Fabio Canessa

SASSARI.. «Un po’ di ansia adesso mi sta venendo». Manca davvero poco al via dell’edizione numero 67 del Festival di Locarno e Bonifacio Angius non nasconde la normale, comprensibile tensione mentre si prepara per il viaggio nella città svizzera che ospita una delle manifestazioni cinematografiche più importanti al mondo. “Perfidia” del regista sassarese sarà proiettato in anteprima domenica (alle 14) nell’imponente auditorium Fevi, una delle sale dove sono previste le proiezioni ufficiali del concorso internazionale. Ma il festival parte già domani e andrà avanti sino al 16 agosto. Dieci giorni di grande cinema, quello che si muove liberamente ai confini delle più influenti case di produzione e distribuzione, che non ha paura di osare, che scopre talenti e anticipa il futuro.

La cerimonia di apertura è fissata nel suggestivo scenario di Piazza Grande, che si trasforma per l’occasione in una grande sala, con la proiezione di “Lucy” di Luc Besson. Dal giorno successivo invece si aprirà ufficialmente il concorso. Sono diciassette i film che si contenderanno il Pardo d’oro, simbolo del festival. L’unico italiano è proprio Bonifacio Angius, in gara con, tra gli altri, grandi maestri della settima arte come il filippino Lav Diaz e il portoghese Pedro Costa. «Tenerezza, rabbia, cinismo, fragilità, violenza a volte inconsapevole, nascosta, velata. Sono queste le parole che mi vengono in mente» racconta Bonifacio Angius nelle note di regia in riferimento a “Perfidia”. Che considera il suo vero esordio anche se già con “Sa grascia” si era messo in luce qualche anno fa ricevendo ottime critiche: «Ma era un mediometraggio e una cosa fatta quasi per gioco con amici» evidenzia il regista sassarese, 32 anni.

Resta una piccola produzione indipendente (Movie Factory con coproduzione Il Monello Film) anche “Perfidia” che ha però potuto contare sul sostegno delle istituzioni e della Sardegna Film Commission. Per sviluppare la storia, che parte da una sceneggiatura finalista al Premio Solinas, Bonifacio Angius ha scelto la sua città. Poco più di un anno fa Sassari si è trasformata in una grande set. Sei settimane di riprese per portare a termine il lavoro poi organizzato al montaggio per un totale di 103 minuti. Questa la durata del film che racconta la storia di un padre e di un figlio che si avvicinano quando ormai sembra troppo tardi, di personaggi abbandonati a loro stessi in una grande solitudine. Di Angelo, un giovane senza amore e senza lavoro che spende le sue giornate in un bar di periferia, e Peppino, un padre ormai anziano che alla morte della moglie si rende conto di non essersi mai interessato del figlio, di non sapere nemmeno chi sia.

Protagonisti Stefano Deffenu e Mario Olivieri, entrambi sassaresi, come quasi tutti i membri del cast (tra cui vanno ricordati, a completare il quadro degli interpreti principali, Noemi Medas, Alessandro Gazale, Andrea Carboni, Domenico Montixi): «Gli interpreti di “Perfidia” - racconta Bonifacio Angius - appartengono al luogo in cui è stato girato il film, all’interno del racconto c’è anche una parte di loro, della loro umanità e della loro vita. Anche per questo è stato facile aiutarli a calarsi nell’atmosfera che volevo ottenere».

La “sassaresità” del cast e dell’ambientazione in cui si svolge la vicenda non deve però ingannare riguardo al significato del film. Al regista interessa raccontare una storia universale, partendo da Sassari, vista come città di provincia in fondo non diversa dalle altre che ci sono in Italia. «Si parla di disoccupazione, di desiderio di normalità, di invidia, di attese, di incomunicabilità, di solitudine esistenziale e sociale» evidenzia Angius che svela anche come ha scelto il titolo: «Mentre scrivevamo la sceneggiatura (firmata da Angius insieme a Fabio Bonfanti e Maria Accardi, ndr) ascoltavo spesso “Perfidia” cantata da Nat King Cole. Ma al di là di questo, il titolo mi piaceva e cercavo qualcosa di secco, di forte. Penso sia valido per connotare il film, ma voglio sottolineare come la perfidia non sia riferita tanto ai personaggi, quanto al mondo in cui vivono. Un mondo che dietro a una calma apparente nasconde infelicità».

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