La Nuova Sardegna

«Con lo Sblocca Italia democrazia a rischio»

di EDOARDO SALZANO
«Con lo Sblocca Italia democrazia a rischio»

Un pamphlet appena pubblicato da Altraeconomia

16 ottobre 2014
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EDOARDO SALZANO. Tutti gli elementi nefasti della controriforma iniziata trenta anni fa sono presenti nel decreto Sblocca Italia. Ho parlato di una controriforma iniziata trenta anni fa: Matteo Renzi è il prolungatore e completatore un processo iniziato in Italia tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta. Non è casuale la coincidenza temporale tra quel processo e l'affermazione del dominio di quello che chiamiamo neoliberismo , e che Luciano Gallino ha definito finanzcapitalismo. Mentre in Gran Bretagna e negli Usa trionfano Margaret Thatcher e Ronald Reagan, mentre Milton Friedman e i Chicago boys diventano, dopo l'esperienza cilena, i consiglieri dei governi del Primo mondo, in Italia sale al potere Bettino Craxi. È l'inizio dell'affermazione di un'ideologia e di una prassi che si riveleranno vincenti. “Meno Stato e più mercato”, “via lacci e lacciuoli” , “privato è bello” ne sono stati gli slogan (...).

Prassi craxiana. Tra gli strumenti principali della prassi craxiana ecco apparire, e presto dominare, l’“urbanistica contrattata” (cioè l'assunzione degli interessi immobiliari come motori delle scelte sull'uso del territorio), e la deroga sempre più ampia degli interventi sul territorio dalla logica e dalle regole della pianificazione. La benemerita azione del pool Mani Pulite svela il pauroso intreccio di reati contro l'interesse collettivo che quella prassi ha generato. (...) Ma l'Italia politica non è pronta a raccogliere il messaggio lanciato da quell'’indagine. Ecco allora “scendere in campo”, a continuare l’opera di Craxi, Silvio Berlusconi. (...)

L’asso pigliatutto. Renzi rappresenta la piena continuità con la strategia d'uso del territorio espressa e praticata da Craxi e Berlusconi. A quella dei due antenati Matteo aggiunge però qualcosa di suo: al di là del linguaggio, dell'appeal giovanilistico e scanzonato, dell'uso di strumenti comunicativi idonei alla percezione della “società liquida”, egli coglie l'occasione offerta dell'austerity della troika europea. «L'Europa lo chiede», è uno slogan che supera la necessità, per Matteo, di ricorrere alle diverse, occasionali “emergenze” utilizzate (e spesso artatamente provocate) da Bettino e da Silvio.

È facile individuare nello Sblocca Italia le idee forza della strategia renziana. Il primato dell'economia sulla politica (e di un'economia che premia i ricchi e punisce i poveri). La riduzione della politica a strumento del potere dell' “asso pigliatutto”, dove l'asso può essere bicipite (Matteo+Silvio). La demonizzazione della storia, come strumento per far apparire migliore tutto ciò che è "innovativo" solo perché è diverso da quel che è stato prima.

Il totem del Pil. Ecco alcune delle conseguenze nei precetti del decreto. La sua visione cancella la molteplicità e la ricchezza delle sue dimensioni del territorio: l'essere la pelle del pianeta e l'habitat della società. Il territorio non è un patrimonio delle cui qualità possano godere tutti e da accrescere nel succedersi delle generazioni: è una risorsa da sfruttare per accrescere il Pil (quel totem contro cui Robert Kennedy pronunciò nel 1968 il famoso anatema), per costruire autostrade e altre infrastrutture per il trasporto, centri commerciali, e direzionali, grandi opere spesso inutili, o addirittura dannose per gli stessi fini per cui vengono proposte, ma utili per i gruppi finanziari che ne raccolgono le rendite, spesso prodotte dal danaro pubblico (cioè dalle tasse versate da chi non le evade).

Clienti contro utenti. L'abitare non è un diritto di tutti gli abitanti, quale che sia il livello di reddito: è lo strumento per accrescere lo spreco del territorio, e soprattutto il valore commerciale della proprietà immobiliare. Gli spazi e i servizi pubblici (a partire dall'acqua, fino all'università) non sono elementi spaziali e funzionali ai quali chiunque può accedere per soddisfare le esigenze, personali e sociali, non soddisfacibili nell'ambito della propria abitazione, ma diventano prestazioni erogabili da operatori interessati non alla qualità del servizio reso all' “utente”, ma dal vantaggio economico che possono trarre dal “cliente”.

Cancellare le regole. È del tutto evidente che questa visione comporta la necessità di indebolire, o meglio di scardinare, qualsiasi ostacolo che si opponga al libero arbitrio dei saccheggiatori del territorio. Ed ecco spazzare via le regole che limitavano, e ancora tentano di limitare, il potere dei proprietari immobiliari di modificare a loro piacimento il suolo. Ecco la generalizzazione delle deroghe, dei “silenzi assensi”, degli altri strumenti di deregolazione inventati agli albori del craxismo e rafforzati negli anni successivi. Ecco, con Renzi, riprendere quota e vigore quella perversa invenzione del centrosinistra pre-renziano che è il riconoscimento di “diritti edificatori” spettanti a ciascun proprietario fondiario.

Ma per eliminare le regole sull'uso del territorio occorre abbattere i due baluardi che sorreggono la loro efficacia: la pianificazione urbana e territoriale e la burocrazia delle istituzioni (quella privata si moltiplica a dismisura). Quella burocrazia pubblica che è essenziale perché le regole stabilite nell'interesse pubblico siano effettivamente rispettate.

Il sigillo di Lupi. Tutto ciò è chiaramente leggibile negli atti e nelle parole di Renzi, fino al monstrum dello Sblocca Italia. Ma il sigillo finale, dovrebbe fornirlo la proposta di legge urbanistica del ministro delle Infrastutture e dei Trasporti Maurizio Lupi. Quest'ultima non è solo la ciliegina sulla torta: è la sintesi, e insieme la traduzione in sistema permanente (al di là dell'emergenza) di un nuovo regolazione del rapporto tra gli attori nel processo di governo delle trasformazioni del territorio. Una regolazione che rovescia il rapporto tra privato e pubblico elaborato nel corso di oltre due secoli.

Bravo Matteo, sei un gigante; ma noi aspettiamo un Davide, possibilmente collettivo.

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