La Nuova Sardegna

La riforma: risiko delle strutture sanitarie

La riforma: risiko delle strutture sanitarie

Alcune saranno accorpate, in altri casi avranno solo funzioni di prima assistenza dei pazienti

30 luglio 2015
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CAGLIARI. Non tagli ma riorganizzazione: è l’imperativo della nuova rete ospedaliera. Ed ecco il dettaglio della mappa.

I posti letto. Quelli per acuti, l’esempio più classico sono i reparti di chirurgia, scenderanno da 5.527 a poco più di 4.927. Sono 600 in meno fino a raggiungere il livello ottimale di 3,7 posti letto ogni mille abitanti. L’obiettivo non è lontano, ora il rapporto è di 3,5, ma prima di tutto sarà riequilibrato il tetto dei posti per i post-acuti, cioè i ricoveri dopo l’emergenza. Ebbene, gran parte di quei 600 da una parte finiranno nell’altra, per far salire così il numero dei posti letto post -acuti a poco meno di mille, oggi sono la metà ed è stato questo finora uno degli handicap dell’attuale rete ospedaliera.

Gli ospedali. L’altro passaggio fondamentale sarà la gerarchia fra gli ospedali. I punti forti del sistema riorganizzato saranno Sassari e Cagliari, con un bacino potenziale di 600mila abitanti ciascuno. Il primo avrà come baricentro l’Azienda universitaria ospedaliera, oggi ancora più forte dopo che ha accorpato il Santissima Annunziata finora amministrato dall’Asl 1. Gli altri presidi satellite, con un bacino di 80mila abitanti per distretto, saranno i due ospedali di Alghero, Civile e Marino, quelli di Ozieri, Ittiri e Thiesi, in cui sarà garantita la prima assistenza ma gli interventi complessi saranno eseguiti a Sassari. Cagliari avrà come centro guida il San Michele-Brotzu, è l’ospedale più grande della Sardegna, oggi un tutt’uno col Microcitemico e il Businco, che da sempre sono il riferimento regionali per la pediatria e l’oncologia. I satelliti saranno: Santissima Trinità, Policlinico universitario, Marino e i distaccati di Muravera e Isili. Deve essere ancora definito invece il ruolo del San Giovanni di Dio, in smobilitazione, e del Binaghi, ex centro di chirurgia toracica. Come nel caso di Sassari, anche nel distretto del Sud-Est: gli interventi complessi saranno eseguiti al Brotzu. In Gallura è stata studiata l’integrazione completa fra le strutture pubbliche, dal Giovanni Paolo II di Olbia al Dettori di Tempio, con l’ospedale privato in costruzione ad Olbia, il Mater. Un discorso a parte per La Maddalena : manterrà lo stesso status perché fa riferimento a una sede disagiata. Nel Nuorese, l’ospedale centrale sarà il San Francesco, che sarà rinforzato nelle strutture e nell’offerta sanitaria per far fronte alle richieste di oltre 150mila abitanti. Le ancelle saranno lo Zonchello di Nuoro, che diventerà un ospedale di comunità con la garanzia ma con un’offerta completa nell’assistenza medica. Sorgono avrà ancora il suo presidio e non poteva essere diversamente visto le difficoltà oggettive nella viabilità. In Ogliastra, il presidio di base sarà sempre Lanusei e nel Medio Campidano è stato confermato San Gavino, che sarà ricostruito. Nell’Oristanese, la mappa ha come epicentro il San Martino, poi Bosa e Ghilarza, che avranno lo status dell’ospedale di comunità. Nel Sulcis-Iglesiente, per le emergenze dovrà esserci l’integrazione fra Sirai di Carbonia e Cto di Iglesias, con da ridefinire il ruolo del Santa Barbara. (ua)

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