La Nuova Sardegna

Funzionaria della Provincia coinvolta nell’inchiesta

di Paolo Merlini

Un altro provvedimento restrittivo per gli ingegneri Pinna e Chessa, già agli arresti domiciliari Sono indagati insieme alla geometra Maria Lucia Fraghì per il progetto irrealizzabile di una strada

09 settembre 2015
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NUORO. Non è ancora il salto di qualità da Sindacopoli a Provinciopoli, ma poco ci manca. Di sicuro è la prima volta che l’inchiesta della procura della Repubblica di Oristano dai municipi della Barbagia irrompe negli uffici di piazza Italia, sede appunto della Provincia. Ieri carabinieri e corpo forestale hanno eseguito due provvedimenti restrittivi nei confronti di due nomi noti dell’indagine, gli ingegneri Salvatore Paolo Pinna e Francesco Chessa. Il giudice per le indagini preliminari Annie Cécile Pinello ha infatti disposto gli arresti domiciliari per i due professionisti, titolari dello studio tecnico di progettazione che condizionava gli appalti di opere pubbliche in mezza provincia. Pinna (52 anni di Tonara) e Chessa (57 anni di Irgoli), dopo aver trascorso alcuni mesi di detenzione in carcere, si trovavano già ai domiciliari per precedenti provvedimenti nell’ambito dell’inchiesta “madre”, appunto Sindacopoli. Nulla di nuovo sul fronte della libertà personale, dunque, ma di sicuro un aggravamento della loro posizione complessiva.

C’è un terzo indagato, in questa branca dell’inchiesta condotta dai carabinieri e chiamata “La squadra”, ed è qui che entra in scena la Provincia di Nuoro. Si tratta di Maria Lucia Fraghì, geometra di 42 anni, istruttore tecnico dell’ente nuorese. Va detto che al momento la donna è semplicemente indagata e che nei suoi confronti non è stato emesso alcun provvedimento restrittivo, ma dalle carte dell’inchiesta (condotta dai carabinieri di Tonara, al comando del capitano Andrea Di Nocera e coordinati dal comandante provinciale, colonnello Saverio Ceglie) ) emergerebbe un ruolo rilevante nell’ambito della frode nelle pubbliche forniture (questa l’accusa contestata dai magistrati) che vede al centro ancora una volta il duo Chessa & Pinna.

Tutto ruota intorno ai lavori per la sistemazione di una strada in territorio di Aritzo, la Cossatzu-Bivio Tascusì. Pinna e Chessa con il loro studio tecnico sono i progettisti dei lavori, Fraghì è la responsabile del procedimento per conto della Provincia. Secondo gli inquirenti i due professionisti avrebbero presentato un progetto «palesemente incongruente con lo stato dei luoghi e che non avrebbe mai consentito l’esecuzione dell’opera pubblica». Fraghì dal canto suo non avrebbe contestato in alcun modo l’operato dei due, anzi si sarebbe adoperata per consentire l’approvazione del progetto e lo svolgimento della gara d’appalto per la sua realizzazione, «omettendo di rilevare la non rispondenza dei luoghi». Viene da chiedersi come avrebbe potuto essere realizzato il progetto di una strada che, secondo l’accusa, era stato fatto senza seri studi preliminari. La risposta è nella perizia di variante richiesta dallo stesso Chessa, quale direttore dei lavori, e avallata dalla Provincia, che ridisegnava il progetto dopo che l’impresa costruttrice incaricata ne aveva segnalato le lacune.

A mandare all’aria il gioco delle tre carte tra un funzionario pubblico e due disinvolti professionisti arriva però il corpo forestale, che lo scorso anno ha chiesto conto alla Provincia della sospensione dei lavori da ben tre anni (cominciati nel 2010, si sarebbero dovuti concludere nel 2011). Trovandosi di fronte a un cantiere abbandonato, tale da provocare pericolose frane nel tratto stradale, ha pensato bene di andarsi a guardare le carte insieme con i carabinieri.

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