La Nuova Sardegna

chi era la vittima

Pochi amici, una vita complicata

Diceva di essere pranoterapeuta, l’esperienza come volontario

07 ottobre 2015
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SASSARI. Una compagna e un figlio, storie lontane. Chiuse. Fulvio Leoni aveva alle spalle anche una condanna per maltrattamenti in famiglia, una coda giudiziaria partita da Milano e che lo aveva raggiunto a Budoni nel 2011 (per un residuo di pena). Poi il trasferimento in provincia di Sassari e da circa un anno occupava l’appartamento di via Lamarmora. Raccontava di essere un pranoterapeuta, Fulvio, una specializzazione conseguita a Genova. E girava con i blocchetti e la carta intestata «Dottor F. Leoni». In città aveva pochi amici. Per qualche tempo aveva fatto volontariato come ausiliario con i Guardian Angels. Era stato un avvicinamento al contrario, il suo. Nel senso che un conoscente lo aveva segnalato agli “Angeli della strada” affinchè potessero dargli una mano. «Cose essenziali – racconta Pier Paolo Pintus – era gentile, quasi timido, accettava con imbarazzo l’aiuto».

Si era appassionato a quella missione, Fulvio Leoni, tanto che aveva chiesto a sua volta di poter uscire e aiutare gli altri, così come era stato fatto per lui. «Una decina di volte aveva partecipato alle azioni per la consegna di vestiario ai senza tetto», dice ancora Pier Paolo Pintus.

Il suo nome di strada era «Avatar»: aveva chiesto un lettino per poter esercitare la professione di pranoterapeuta, ma non era stato possibile accontentarlo. Voleva guadagnarsi da vivere svolgendo la sua professione - diceva così - , ma dopo un po’ (anche a causa di una malattia), Fulvio si era allontanato. I Guardian Angels non l’avevano più visto dalla primavera scorsa. Era dimagrito, cambiato. Non era un clochard, solo uno che tentava - senza riuscirci - di andare avanti. Aveva un tetto, quello di via La Marmora. Ma forse gli mancava tutto il resto. E ieri mattina Fulvio “Avatar” se n’è andato per sempre. (g.b.)

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