La Nuova Sardegna

«Amianto, Ottana ignorata»: attacchi alla commissione

di Federico Sedda
«Amianto, Ottana ignorata»: attacchi alla commissione

L’ira di sindaco e operai: «Non invitati agli incontri» I lavoratori scrivono a Gentiloni: faccia ripartire la fabbrica

14 luglio 2017
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OTTANA. «Ancora una volta Ottana è stata tagliata fuori dalle interlocuzioni istituzionali che riguardano la crisi dell'industria, le sofferenze sociali, il futuro del territorio e le prospettive occupazionali di centinaia di lavoratori disoccupati, in cassa integrazione o in mobilità». Nel mirino del sindaco di Ottana Franco Saba c'è l'incontro tra i vertici istituzionali, le parti sociali, le associazioni del territorio e i rappresentanti dell'Inps e dell'Inail con la Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e le malattie professionali che si è tenuto ieri pomeriggio nella prefettura di Nuoro. «Un incontro – sottolinea Saba – al quale il sindaco di Ottana non è stato invitato. Al contrario, invece, dei sindaci di Sassari e di Porto Torres che parteciperanno all'analogo incontro che si terrà domani (oggi per chi legge ndr) a Sassari».

Le accuse del sindaco. «È intollerabile – tuona Saba – che si sia evitato di ascoltare un sindaco che, in fatto di morti per amianto, di mancate bonifiche, di proteste per la mancanza di lavoro, di richieste di aiuto per sopravvivere, ne sa qualcosa più di altri che vivono lontano da questi drammatici problemi. La mancata convocazione, oltre ad amareggiarmi profondamente, evidenzia ancora una volta il fatto che Ottana continua a rimanere ai margini degli incontri e delle interlocuzioni istituzionali su temi che riguardano lo sviluppo e le bonifiche. Temi sui quali, a marzo dello scorso anno, il consiglio comunale approvò un documento inviato alla Regione e al governo che è rimasto lettera morta». L'ultimo sgarbo è stato il no del governo all'inserimento dell'area industriale di Ottana nel siti di interesse nazionale per le bonifiche, i cosiddetti Sin. «Ci è stato negato quello che noi consideriamo un atto dovuto: il diritto alle bonifiche per la tutela della salute dei cittadini e per il rilancio del territorio». Tutto questo avrebbe detto ieri Franco Saba alla Commissione parlamentare d'inchiesta, presieduta dalla senatrice Camilla Fabbri. «Ma, purtroppo – conclude con amarezza – non me ne è stata data la possibilità»

L’appello a Gentiloni. Ma da Ottana non si lamenta solo il sindaco. Anche i lavoratori di Ottana Polimeri protestano con una lettera aperta indirizzata al presidente del consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, e una nota sulla vertenza in corso per dare un futuro all'area industriale di Ottana. Due documenti che i lavoratori di Ottana Polimeri avrebbero voluto consegnare alla Commissione parlamentare sugli infortuni sul lavoro e le malattie professionali davanti ai cancelli della fabbrica chiusa, dove tengono un presidio permanente in attesa della convocazione di un tavolo governativo. Ma alla fine, vista la mancata visita allo stabilimento, hanno deciso di consegnarli a Nuoro alla presidente della commissione, Camilla Fabbri e al senatore, Silvio Lai, che accompagna la commissione nella visita in Sardegna. «Noi lavoratori di Ottana polimeri - si legge nella lettera a Gentiloni - siamo da quasi due anni in cassa integrazione per crisi aziendale. Il provvedimento scadrà a settembre 2017. La nostra crisi, tuttavia, è risolvibile. Esiste, infatti, una soluzione che non prevede particolari finanziamenti pubblici, assistenza o altro, ma solo un serio impegno politico per rimuovere un ostacolo che impedisce la ripresa produttiva del nostro stabilimento. La soluzione implica alcune decine di milioni di investimento aziendale per una ammodernamento tecnologico e un ritorno sostanziale della competitività». Fatta questa premessa, i lavoratori ripercorrono le tappe della loro lunga e ancora irrisolta vertenza. I lavoratori chiedono a Gentiloni «di convocare tempestivamente un tavolo governativo alla presenza dell'Eni, del gruppo Clivati e del socio Indorama, della Regione e dei sindacati, per porre fine a questa odissea che, senza l'intervento del governo, si concluderebbe tra due mesi con il licenziamento dei lavoratori, ponendo così fine all'esperienza dell'industria nel centro Sardegna». Nell'immediato, i lavoratori chiedono al presidente del Consiglio di intervenire presso l'azienda affinché riprenda la produzione importando la materia prima occorrente, scongiurando così il licenziamento di un centinaio di lavoratori.

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