La Nuova Sardegna

aperto il processo in tribunale 

Mamma, l’amante carabiniere e quei “giochi” con la bimba

di Mauro Lissia
Mamma, l’amante carabiniere e quei “giochi” con la bimba

CAGLIARI . A sette anni di età quella bambina assisteva alle perfomance sessuali della madre con gli amanti di turno, subiva attenzioni da parte di adulti, qualche volta finiva nel letto matrimoniale...

13 settembre 2017
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CAGLIARI . A sette anni di età quella bambina assisteva alle perfomance sessuali della madre con gli amanti di turno, subiva attenzioni da parte di adulti, qualche volta finiva nel letto matrimoniale dove nulla le veniva risparmiato. Travolta da spaventose situazioni di degrado, la piccola veniva spesso picchiata senza alcuna ragione, aggiungendo violenza alla violenza. Ha assunto connotati sconvolgenti il racconto reso davanti al tribunale da Stefania Demuro, la psicologa educatrice dell’Asl di Sanluri che fino al 2012 ha seguito le tre sorelline sottratte a una famiglia del Cagliaritano, una delle quali - secondo la Procura - avrebbe subìto abusi anche da un appuntato dei carabinieri in servizio nel paese della madre, accusata come lui di atti sessuali su minore di dieci anni ma anche di maltrattamenti in famiglia. E’ stata lei, la testimone sentita per quasi quattr’ore nell’aula a porte chiuse della prima sezione, a raccogliere nel 2012 le confidenze e i ricordi terribili della bimba, dei quali era fino a quel momento in parte informata solo una zia. Sempre lei ha denunciato la vicenda alla Procura, mettendo fine al calvario della bambina e aprendo un procedimento penale che ieri mattina è approdato alla prima udienza del giudizio.

Gli imputati non erano presenti: la donna è stata dichiarata in una perizia capace di partecipare al processo ma il suo stato di salute è ancora precario, il militare - come hanno spiegato al presidente Tiziana Marogna i difensori Antonio Carta e Roberto Peara - è gravemente malato. Erano le nove e mezzo quando il pm Paolo De Angelis ha proposto al tribunale gli elementi dell’accusa: il racconto della bimba registrato in un incidente probatorio in sede protetta, le conversazioni tra i familiari intercettate dalla polizia giudiziaria, la storia travagliata di una famiglia in cui il padre era sparito per emigrare in Germania e la madre passava da un trattamento sanitario obbligatorio all’altro, fra cure psichiatriche, ritorni e ricadute. Agli atti del processo anche i racconti delle due sorelle maggiori, che non hanno mai assistito a violenze ma hanno riferito del viavai di amanti gestito confusamente dalla madre, tra visite dei carabinieri e ispezioni delle assistenti sociali. Una vita familiare devastata, conclusa soltanto quando l’Asl decise, con l’avvallo del tribunale dei minori, di destinare le tre sorelline prima a una zia e poi a una comunità per minori.

In tutto questo la figura dell’appuntato dei carabinieri appare e scompare nel gorgo di una vicenda estremamente delicata, che i giudici, il pubblico ministero e i legali si stanno impegnando a trattare con estrema prudenza.

Il 28 novembre il tribunale conferirà a un perito l’incarico di trascrivere l’intero contenuto delle intercettazioni, finora riportate solo in stralci, dove per l’accusa emergerebbero profili di responsabilità degli imputati ancora da definire. Ma nell’agenda del dibattimento sono previsti gli esami delle tre sorelle e quelli degli imputati, protagonisti con ruoli diversi di una storia comunque agghiacciante.

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