La Nuova Sardegna

I massoni all’Università: «Non siamo una setta»

di Gabriella Grimaldi
I massoni all’Università: «Non siamo una setta»

In aula magna il ricordo di Armandino Corona: niente polemiche o striscioni Bisi, gran maestro del Grande Oriente: nessun segreto, facciamo incontri pubblici

17 dicembre 2017
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SASSARI. Il fior fiore della massoneria sarda si è radunato nell’aula magna dell’università turritana, a 300 anni dalla fondazione della prima loggia, per ricordare il gran maestro sardo Armandino Corona. Il tutto in una composta esposizione di papillon, cravatte, fili di perle e messinpieghe fatte di fresco, e senza un accenno a contestazioni, striscioni o almeno qualcuno che dalla platea scuotesse la testa in segno di dissenso. Eppure c’era da aspettarselo viste le polemiche dei giorni scorsi sul fatto che gli esponenti del Grande Oriente venissero ospitati addirittura nel cuore dell’università sassarese. La massoneria, si sa, non gode di buona fama a partire dalle regole della segretezza che tengono riservate le identità dei “fratelli”, passando per incidenti di percorso gravissimi come le vicende legate alla loggia P2 di Licio Gelli e facendo i conti con la diffidenza generale nei confronti delle attività di questa associazione di mutuo soccorso nata nel Risorgimento e ancora oggi attiva in tutta Italia. «Questa storia della segretezza mi fa sorridere – ha commentato il gran maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi, ospite d’onore al convegno –. Stiamo organizzando incontri pubblici in tutto il Paese, spesso nelle sedi delle università, all’insegna della completa trasparenza, per questo mi sembrano illogiche le contestazioni». E si rivolge anche ai sindacati: «Vorrei ricordare che diversi fratelli sono presenti nelle Camere del lavoro dove svolgono un ruolo strategico». D’altra parte si può dire che il gran maestro senese giocava in casa visto che la Sardegna conta un altissimo numero di logge (46, di cui 7 a Sassari) e di fratelli sparsi nei vari centri dell’isola. Perché tanti seguaci? «Non c’è un motivo particolare - aggiunge Bisi -, si tratta di un radicamento tradizionale molto costruttivo. Basti pensare alla lodevole iniziativa della Fraterna Solidarietà che porta aiuto a tantissimi bisognosi della città». Si tratta dell’organizzazione creata da Aldo Meloni, forse l’unico massone a dichiarare pubblicamente di esserlo. Per il resto l’universo del Grande Oriente è avvolto nel mistero, sia nei riti che nei simboli.

Una segretezza che continua a destare curiosità tanto che ieri qualcuno si dichiara “infiltrato” nella platea solo «per vedere se poi il rettore Carpinelli e il presidente del Consiglio regionale Ganau avranno il “coraggio” di intervenire come annunciato». Eccome: Massimo Carpinelli ha preso brevemente la parola per dire che «come padrone di casa porto il saluto dell’ateneo e ricordo che la figura di Armandino Corona è stata importante soprattutto per il suo attivismo a livello internazionale». Ganau invece ha delineato l’opera del gran maestro di Villaputzu come politico soprattutto nel suo ruolo di presidente del Consiglio regionale. «Seppe lavorare sempre in squadra ottenendo importanti risultati riguardo alla difesa dei diritti della Sardegna nei confronti dello strapotere del Governo centrale. Seguirò i lavori con curiosità e un certo interesse intellettuale».

Fra i relatori di spicco Pietrino Soddu, deputato in Parlamento e presidente della Regione nella cui Giunta figurava proprio lo stesso Armandino Corona. Soddu ha parlato del ruolo del gran maestro nel Partito Sardo d’Azione e più in generale nella storia dell’autonomia della Sardegna. Un’opera proseguita fino alla morte, avvenuta a Cagliari nel 2009. La vasta platea ha seguito i lavori con attenzione fino alle conclusioni del venerabilissimo Stefano Bisi sulla figura di Corona e sul ruolo della massoneria oggi. A margine del convegno Bisi ha invece commentato la vicenda legata al sequestro degli elenchi degli appartenenti al Grande Oriente d’Italia di Calabria e Sicilia da parte della commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi: «Si è trattato di un atto arbitrario e per questo ci siamo appellati alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Se ci fossero iscritti legati alla criminalità organizzata è sicuro che verrebbero immediatamente espulsi dalle logge».

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