La Nuova Sardegna

Il piccolo genio sardo degli scacchi che in Europa non ha rivali

di Manolo Cattari
Il piccolo genio sardo degli scacchi che in Europa non ha rivali

Francesco ha 16 anni ed è di Oristano: mai un italiano aveva raggiunto i suoi livelli. «Per diventare bravi bastano impegno e costanza ma prima di tutto la passione»

17 settembre 2018
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SASSARI. Fa freddo a Riga (Lettonia) anche se è il 29 di agosto, quando dopo tre ore di partita davanti alla scacchiera, Francesco sposta l’alfiere bianco in f6. I pensieri nella sua mente scorrono veloci e sa bene che l’alfiere in quella posizione porta al Matto e che in 5 mosse Gatineaux (ostico avversario francese) non avrà più scampo e perderà la partita, la finale e la battaglia. «Quando ho spostato l’alfiere ho pensato che finalmente stavo riuscendo a vincere. Ero primo in classifica, assieme ad altri due giocatori che però avevano pareggiato, con quella vittoria avrei vinto l’Europeo».

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«Cosa si prova nell’essere diventato il primo italiano campione Europeo under 16? Per adesso è uguale». Francesco Sonis è così, come questa risposta. Semplice, modesto e potente come lo sono i grandi campioni. Ha 16 anni vive a Oristano con suo fratello gemello Luca e i genitori Cesare e Paola. Francesco, oltre a essere campione di scacchi italiano under 16, è attualmente l’unico Maestro internazionale in Sardegna. Inizia a giocare a scacchi a 9 anni, quando per il suo compleanno gli regalano una scatola con vari giochi riuniti. Non conosceva quel gioco con tutte quelle pedine bicolori e quella scacchiera così simmetrica e perfetta da essere quasi ipnotica. Così chiede a mamma Paola di imparare questo nuovo sport, lei cerca su internet e trova un circolo a Oristano. Il primo contatto con gli scacchi avviene lì, con Giovanni Manai che insegna al futuro campione il gioco degli scacchi e soprattutto gli trasferisce la passione per il gioco. Le sue parole sono state di grande insegnamento, come racconta lo stesso Francesco: «Mi motivava a non abbattermi mai e a imparare dagli errori. Per questo ho capito che si ricordano di più le partite perse rispetto a quelle vinte». Dopo il Circolo di Oristano passa allo storico Red Tal di Marrubiu.

Davanti alla scacchiera, ci passerà ore, giorni, mesi e anni. La sua carriera sarà un’ascesa costante fino a diventare Maestro internazionale, dopo aver sfidato e vinto altri di questa categoria. Ora punta al livello più alto di “Grande Maestro”, che lo farebbe entrare nell’olimpo mondiale degli scacchisti; in Italia ne esistono solamente 13 e nessuno ha 16 anni.

Ma Francesco è prima di tutto un adolescente come tanti che si divide tra scuola, sport, amici e famiglia. Frequenta il classico, gioca a basket e nuota insieme al fratello. Adora tradurre dal latino e dal greco, per questo quando va fuori per i tornei lunghi porta con sé il dizionario in cd, e non ama l’italiano scritto, a meno che non si scriva di scacchi, ovviamente. L’anno scorso ha fatto parecchie assenze, perché più o meno una settimana al mese è in giro per l’Europa per tornei: «I prof mi aiutano, ma ogni tanto si lamentano». Per fortuna la classe lo sostiene e accompagna in questo percorso passandogli gli appunti e facendo il tifo per lui.

Gli scacchi sono per lui prima di tutto una passione. Quando si prepara per le gare, dalle 3 alle 4 ore al giorno, non si allena tradizionalmente, studiando meticolosamente le mosse, ma si esercita giocando su internet. Osserva e memorizza le posizioni, le strategie e le caratteristiche degli avversari andando a vedere sui database le vecchie partite. Cerca di capire gli avversari: cosa pensano e cosa provano, e ciò lo diverte. D’altronde sono chiare le sue parole: «Per diventare bravi nel fare una cosa, non c’è nessun segreto, se si ha passione per ciò che si fa è facile metterci costanza e impegno». Gli scacchi fanno ormai parte della sua quotidianità e del suo modo di pensare, ad esempio lo aiutano a prendere le decisioni: «Da quando gioco a scacchi sono più intuitivo, sento di avere la mente più flessibile e riesco a trovare le soluzioni più velocemente, sia ai problemi di matematica che a quelli della vita».

Dietro i tanti successi c’è tanto la sua famiglia, ma soprattutto c’è “tanta mamma”. È lei infatti che lo accompagna e motiva nella varie trasferte consolandolo e stuzzicandolo quando serve. E mamma Paola sa bene quali mosse giocare con il figlio prima dei grandi eventi: «A Riga dopo aver pattato la seconda partita con un avversario meno forte, mi ha detto di non preoccuparmi che mezzo punto lo lasciano anche i grandi maestri e mi ha consolato. Dopo quella patta mi ha detto che era convinta che avrei pareggiato anche con un altro ragazzo italiano… io ho giocato super bene per dimostrarle che aveva torto». Con Gatineaux puoi farti trasparente e bluffare, ma con la mamma… E la mamma è presente nel suo rituale scaramantico prima di ogni gara: «Prima di una partita importante cerco di ripetere le stesse azioni. Mi sveglio, faccio la doccia, colazione (mangio sempre la stessa cosa del primo giorno del torneo) e poi vado a fare una passeggiata con mia madre, poi pranzo e mi riposo un’oretta prima di giocare».

A Riga dopo una settimana di mattinate iniziate sempre con due pancake e caffellatte Francesco ha sbaragliato in Europa. Prossimo impegno, il Campionato italiano assoluto a novembre a Salerno… vai di sfogliatelle!

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