La Nuova Sardegna

Risorsa parchi occasione da sfruttare

Antonio Canu
Risorsa parchi occasione da sfruttare

Oltre alla difesa della biodiversità, le riserve naturali sono diventate davvero un'alternativa alle politiche economiche tradizionali

30 ottobre 2018
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Metà della Terra, per salvare il futuro della vita. Non è uno slogan ma il titolo di un libro (edito in Itala da Codice Edizioni) di Edward O. Wilson, uno dei più grandi biologi viventi. O meglio, un manifesto per il futuro. Lo scienziato, infatti, propone di salvare la vita sulla Terra, proteggendone la metà. Asserisce, tra l'altro, che solo così possiamo "sperare di salvare l'immensità delle forme di vita che la compongono". Metà e solo di più, non di meno. È una questione di spazi, maggiori sono, più conservano ecosistemi e quindi specie. Un obiettivo ambizioso, non facile da raggiungere. Eppure, proprio i grandi obiettivi smuovono le coscienze. E non solo. In questo caso si tratta anche di accelerare le azioni concrete, prima che l'impatto delle attività antropiche, si portino via pezzi su pezzi del mosaico vivente.

La proposta di Wilson può, in generale, sembrare una provocazione - a livello mondiale il Pianeta tutelato è circa il 15% - o una suggestione. Eppure, alcuni scienziati ne stanno valutando alcune declinazioni pratiche. Si è accennato anche a questo, durante il IX Congresso di Federparchi, la federazione italiana dei parchi e delle riserve naturali, che si è tenuto di recente a Roma. Perché è evidente che nella metà sottratta all'opera dell'uomo, vanno considerate anche le aree protette. Il nostro Paese negli ultimi anni ha fatto progressi evidenti in questo campo. Da fanalino di coda in Europa, è oggi tra i più virtuosi, almeno sulla carta. Sommando i parchi e le riserve alle aree naturali che hanno un riconoscimento comunitario - la cosiddetta Rete Natura 2000 - si raggiunge una percentuale in qualche modo tutelata, di circa il 22% del territorio nazionale. Come è stato rilanciato anche nella due giorni romana, dagli addetti ai lavori e dagli ospiti del Congresso, oltre che sulla quantità, occorre lavorare sulla qualità del territorio posto a tutela. Quest'ultima dipende dai soggetti gestori - che intanto devono essere in grado di operare e di avere le competenze necessarie -, dal rilevamento degli obiettivi raggiunti, sapere se e come il parco o la riserva stanno funzionando, dagli strumenti aggiornati, senza la pianificazione e la verifica della stessa si naviga a vista, dalla corretta valorizzazione del territorio e delle risorse presenti.Le aree protette hanno oggi un ruolo che va oltre i principi originari, quelli che hanno portato alla loro istituzione. O meglio, hanno aggiunto funzioni.

Oltre quella della conservazione della biodiversità - e quindi di tutto quello che sono le reti, i rapporti, le condizioni necessarie -, e quindi del capitale naturale da cui dipendono i servizi ecosistemici da cui tutti dipendiamo, oggi i parchi e le riserve naturali, rappresentano anche l'interlocutore più prossimo a livello gestionale e amministrativo per tante comunità. Rappresentano un'occasione per promuovere davvero un'alternativa alle politiche economiche tradizionali. Intanto perché conservano le risorse e ne traggono benefici nel farlo. E non solo in campo ambientale e naturalistico. Basti pensare che nelle aree protette ci sono patrimoni artistici, culturali, tradizionali, che non aspettano altro che di essere valorizzati. Temi già noti, del resto. Se si aggiungono le nuove possibilità di occupazione in quelle che sono le nuove frontiere dello sviluppo - nel campo dell'economia verde e dell'economia circolare -, tali ambiti possono diventare il traino anche per il resto del territorio.

Capovolgendo il paradigma. Non più aree chiuse - anche se non lo sono mai state proprio per definizione -, ma aperte e strategiche per una vera sostenibilità, non solo in campo ambientale, ma anche economico e sociale. Certo c'è ancora molto da fare. Ci sono ancora steccati culturali da abbattere e interessi di parte da rimuovere. E in tal senso non può che venire in mente il Parco nazionale del Gennargentu. Il parco istituito, ma mai nato. Il parco delle polemiche, ma mai del vero confronto. Una delle più grandi opportunità per quel territorio, ancora in attesa di alternative credibili. Che non ci sono.

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