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Crack del basket a Torino: in cella l’ex notaio Goveani già presidente di Nuorese e Calangianus

Crack del basket a Torino: in cella l’ex notaio Goveani già presidente di Nuorese e Calangianus

Accusato di frode fiscale. In manette anche Burlò, ex sponsor della Torres

29 febbraio 2020
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OLBIA. La parabola discendente dell’astro Roberto Goveani era cominciata da tempo: gli onori delle presidenze di squadre di calcio locali come Nuorese e Calangianus, o dal blasone internazionale come il Torino, erano stati forse il punto massimo. Goveani fu anche proprietario, per un breve periodo, dell’Olbia. Poi iniziarono i guai giudiziari e ieri, per l’ex notaio 63enne nativo di Pinerolo, è arrivato l’arresto. Quattro ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite nell’ambito di un’inchiesta su reati fiscali e societari svolta dalla guardia di finanza di Torino e coordinata dal pm Ciro Santoriello, della procura piemontese.

Oltre a Goveani sono coinvolti l’imprenditore Mario Burlò, 47 anni, personaggio di spicco nel mondo delle sponsorizzazioni sportive e noto anche nell’isola per essere stato partner di Torres e Handball Nuoro. L’ordinanza di custodia cautelare gli è stata notificata in carcere a Cuneo dove si trova rinchiuso per presunti contatti con esponenti della 'ndrangheta attivi nella zona di Carmagnola. A dicembre gli erano stati sequestrati diversi appartamenti al Geovillage di Olbia; il commercialista Maurizio Actis, 51 anni, di Ivrea, già componente del consiglio di amministrazione della società Auxilium basket di Torino; l’imprenditore Enrico Rodolfo Zumbo, 31 anni, di Torino.

Roberto Goveani, 63 anni, notaio poi radiato dall’ordine, nel 1993 diventò presidente del Torino. Altre otto persone (tra cui il figlio di Goveani, Umberto, e l'ex presidente dell’Auxilium, Antonio Forni), sono indagate a piede libero.

Il meccanismo che la Procura di Torino ritiene di aver individuato ruota intorno alla gestione della Auxilum Torino che portò, nel giugno del 2019, al fallimento della gloriosa società di basket, prima che questa venisse risanata e rinascesse con un nuovo titolo sportivo, il nome Reale Mutua Basket Torino, e col contributo decisivo del presidente della Dinamo Sassari, Stefano Sardara. Ma la gestione del passato ha dei conti in sospeso. Le Fiamme gialle del Gruppo Torino hanno incentrato le loro attenzioni proprio sulla gestione che portò al fallimento. Nel 2018, dopo il mancato ingresso di una nuova cordata di imprenditori, i debiti con il fisco assunsero proporzioni massicce. La Procura ritiene che si tentò di aggirare il problema servendosi in maniera irregolare del meccanismo della compensazione (il cosiddetto «accordo tributario») di crediti Iva. Operazioni che coinvolsero professionisti compiacenti, consulenti aziendali e anche Burlò, che era uno degli sponsor. Ma i crediti, sempre secondo i finanzieri, erano inesistenti per un ammontare di 1,4 milioni di euro. Certe società titolari dei crediti. «Le compensazioni - spiega la difesa - venivano eseguite attraverso l'apposito canale telematico dell'Agenzia delle Entrate, e quindi alla luce del sole. Aggirare le norme era impossibile». (r.pe.)

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