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E dei prof Covid non c’è traccia niente potenziamento nelle classi

E dei prof Covid non c’è traccia niente potenziamento nelle classi

SASSARI. In un amen erano stati ribattezati “super precari” ma anche docenti “a cottimo” o “usa e getta”. Sono i prof Covid, assoldati dal Ministero per coprire i buchi negli organici causati dall’em...

07 settembre 2020
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SASSARI. In un amen erano stati ribattezati “super precari” ma anche docenti “a cottimo” o “usa e getta”. Sono i prof Covid, assoldati dal Ministero per coprire i buchi negli organici causati dall’emergenza ma anche per potenziare il personale già operante in un anno che si annuncia particolarmente complicato. Per esempio, le mancate bocciature stabilite a giugno hanno portato avanti studenti per i quali sarebbe stata più utile una battuta d’arresto e un ripasso approfondito del programma. Ma non sono solo professori: le esigenze particolari su sicurezza e distanziamento impongono a nche un aumento dei collaboratori scolastici chiamati a vigilare sul rispetto delle norme. È necessario che ci siano molti occhi a controllare che gli studenti non creino assembramenti, che ci sia ordine all’ingresso e all’uscita, che la mascherina venga usata nelle situazioni in cui è prevista. Purtroppo però di prof e collaboratori Covid per ora neanche l’ombra: dovevano essere nel complesso tra 900 e mille e non è arrivato nessuno. Il motivo è semplice: i contratti sono ultra precari e si interrompono se la scuola chiude per quarantena. I docenti Covid non verrebbero utilizzati per la didattica a distanza come i colleghi, ma verrebbero licenziati perché non servirebbero più. Usa e getta, appunto.

Allarme spazi. I problemi non sono stati ancora risolti del tutto: alcune scuole hanno necessità di reperire nuovi spazi per garantire agli studenti aule a norma con il necessario distanziamento tra i banchi. In alcuni istituti, come il liceo Siotto di Cagliari, i lavori sono in corso: via i tramezzi, sì a maxi aule. Ma in altre situazioni le possibilità di intervento sono limitatissime. Che fare allora? Secondo Giampiero Nurra della Gilda insegnanti Nord Sardegna la Regione aveva la soluzione a portata di mano e non l’ha saputa cogliere. «Avevo apprezzato la proposta formulata in primavera dal presidente dell’Anci Emiliano Deiana: avea detto “per garantire spazi adeguati riapriamo le scuole chiuse nei piccoli paesi”. Magari, abbiano scuole nuove e inutilizzate, abbandonate a causa dell’applicazione di rigidi parametri ministeriali insensati nella nostra isola. La Regione doveva seguire questa strada: riaprire gli istituti nei comuni dell’interno, evitando così gli spostamenti dei ragazzi, garantendo ampi spazi in sicurezza e zero classi pollaio». Non solo, secondo Nurra considerati i ritardi da parte del Governo, la Regione dovrebbe anche avere il coraggio di pagare di tasca propria un certo numero di insegnanti, «pescando tra i tanti precari, per coprire i buchi negli organici». Il problema è legato ai costi, dal momento che gli insegnanti sono dipendenti statali. «In questo momento i docenti sono una priorità e la Regione ha le risorse necessarie per pagare una parte degli stipendi – dice Nurra –. In questi anni si è investito tantissimo nell’edilizia scolastica, pensiamo al progetto Iscol@, troppo poco invece sulle persone, sugli insegnanti. Credo sia doveroso iniziare a invertire la rotta». (si. sa.)

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