La Nuova Sardegna

A picco la fiducia dei sardi: è un’isola che si accontenta

Antonello Palmas
A picco la fiducia dei sardi: è un’isola che si accontenta

Dal 2017 la fetta di quelli che confidano nel futuro è crollata dal 62 al 13 per cento. Pesa l’effetto Covid e il pessimismo riduce la capacità di reagire alle avversità

01 dicembre 2020
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SASSARI. Costretti ad accontentarsi e meno disposti a sognare un cambiamento in meglio. Il calo di fiducia dei sardi nel prossimo e nelle istituzioni rilevato nel 2020 rispetto al 2017 da Termometro Sardegna, lo studio delle Acli sulla situazione nell’isola su dati Swg, è un preoccupante sintomo che non può lasciare indifferente chi è impegnato nelle amministrazioni e nel sociale. Ed è lo specchio di una crisi ad ampio spettro, che non è solo economica né legata alla situazione sanitaria contingente. Fiducia significa anche voglia e capacità di reagire, e se va a picco, come dicono i numeri, significa che si sta trascinando dietro buona parte delle chance di ripresa di una terra che non vede una strada per uscire dal tunnel e non crede di avere le forze o la guida giusta per riuscirci.

I risultati sono stati presentati su Facebook da Vania Statzu, dell’istituto di ricerca Iares, Andrea Soddu, presidente Cal, don Ettore Cannavera e Franco Marras, presidente regionale Acli. Impressiona il crollo di quasi 50 punti percentuali (da 62% del 2017 a 13%) dei sardi classificabili tra quelli che hanno fiducia nel futuro, rispetto quindi a un periodo in cui evidentemente ci si sentiva fuori dalla crisi economica del 2008. Con una maggiore propensione a vedere rosa per chi si dichiara politicamente di centro rispetto a sinistra e destra. La pandemia ha certamente giocato un ruolo importante in questo fenomeno.

Salute. Accontentarsi sembra proprio la parola d’ordine. Alla domanda “come descriverebbe il suo stato di salute”: sono in calo quelli che lo definiscono buono (da 57 a 48%) e insoddisfacente (da 26 a 20%), in rialzo quelli che rispondono soddisfacente (da 17 a 32), in calo insoddisfacente (da 26 a 20).

Soldi e stabilità. Stesso discorso per la situazione finanziaria dove la posizione mediana passa dal 46 al 57%, di chi percepisce un sufficiente senso di controllo della propria vita che passa dal 43 al 50%. Va inserito in questo contesto anche l’aumento dal 50 al 76% di coloro che percepiscono la propria vita invariata anche se con un crollo rispetto al 2017 quando un terzo degli intervistati (il 36%) riteneva la propria situazione personale migliorata, con il 6% del 2020.

Fiducia e diffidenza. È un’altra direttrice di cambiamento molto significativa e si misura sia nell’atteggiamento verso gli altri che negli stili di vita. Oltre al crollo della fiducia, altri elementi indicatori sono il calo della partecipazione elettorale (dal 69 al 53% quelli che votano in maniera assidua), la riduzione delle donazioni di sangue (aumentate però nel periodo Covid) e la scarsa crescita dell’impegno civico con la partecipazione al volontariato, alla vita sindacale o quella politica, tutti sintomi di distacco rispetto al prossimo. Rilevata anche una tendenza positiva al ritorno in famiglia e agli incontri con gli amici (forse per il Covid si cerca di passare più tempo con gli affetti). E si è ridotta anche la percentuale di coloro che leggono almeno 10 libri all’anno (compresi ebook).

Istruzioni per l’uso. Per Franco Marras «si tratta di dati che preoccupano fortemente, in un contesto nel quale il rifugio nella famiglia non pare più essere sufficiente a colmare il vuoto e la paura nel futuro». Secondo gli esperti delle Acli, «si tratta di elementi fondanti del capitale sociale nel territorio che non è facile recuperare e ricostruire quando lo si perde. Insomma in questi dati ci sono molte istruzioni per l’uso in chiave pandemia e per il dopo Covid, sia per la politica che per coloro che studiano o si impegnano nel sociale».

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