La Nuova Sardegna

Covid, da Sassari un test per misurare la forza del virus

Covid, da Sassari un test per misurare la forza del virus

L’attività di ricerca dei medici dell’Aou non si ferma e viene premiata dalla stampa specializzata

18 gennaio 2021
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SASSARI. L’emergenza Covid moltiplica gli sforzi dei ricercatori e l’università di Sassari può andare fiera dei lavori pubblicati, negli ultimi dieci mesi, su prestigiose riviste internazionali. Studi che hanno evidenziato come il Covid-19 non sia soltanto una malattia esclusivamente polmonare ma che coinvolge anche altri organi. E ancora, come attraverso alcuni parametri sia possibile effettuare una stratificazione della gravità dei malati quindi instaurare terapie precoci e adeguate.

I protagonisti sono i docenti e i ricercatori dell’Aou guidati dal professor Pietro Pirina direttore della Pneumologia, dal professor Alessandro Fois direttore della scuola di specializzazione in Pneumologia, dal professor Sergio Babudieri direttore di Malattie infettive, da Giordano Madeddu docente di Malattie infettive e dal professor Ciriaco Carru direttore dell’istituto di Biochimica clinica. Un contributo in questo sforzo scientifico è stato fornito anche dal professor Angelo Zinellu, associato di Biochimica Clinica, e dal dottor Panagiotis Paliogiannis, specialista in Patologia Clinica.

«Dall’inizio della pandemia – spiega il professor Alessandro Fois – oltre al grande sforzo quotidiano svolto nella diagnosi e cura dei malati affetti da Sars Cov-2, ci siamo subito impegnati anche in ambito di ricerca scientifica. In particolare ci siamo interessati allo studio di vari biomarcatori ematologici e sulla loro capacità di predire l'andamento della malattia».

I risultati degli studi sono stati pubblicati sul Liver International, oltre che sull’European Journal of Clinical Investigation, e sul Molecules. Le ricerche si sono svolte in due direzioni. Con la prima è stata fatta una revisione dei dati inizialmente provenienti esclusivamente da studi cinesi e poi, gradualmente, integrati da dati provenienti da altri paesi. La seconda linea seguita dai ricercatori li ha visti impegnati in studi o disegnati ed eseguiti da loro stessi. Tra questi quello pensato con lo scopo di identificare dei marcatori ematici che possono aiutare a capire precocemente in ogni paziente quale sarà l'evoluzione della malattia. E ancora, lo studio che ha visto gli autori evidenziare che i pazienti più gravi affetti da Covid-19 avevano livelli di bilirubina più elevati rispetto a quelli con una forma lieve. In quel frangente lo studio ha fatto capire che Covid-19 non è una malattia esclusivamente polmonare, ma che coinvolge anche il fegato e altri organi. Infine, lo studio che ha evidenziato che un biomarcatore di danno epatico è in grado di predire la gravità dei pazienti.

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