La Nuova Sardegna

Secchi: «Olio buono per tutti»

di Antonello Palmas
Secchi: «Olio buono per tutti»

L’azienda della famiglia di Sennori cresce puntando sull’equilibrio  qualità-prezzo. In un anno 1,3 milioni di litri di extravergine

04 giugno 2021
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La qualità può essere abbinata a un prezzo proporzionato e accessibile. Specie se l’olio lo produci in una delle aree del Mediterraneo a maggiore vocazione come il Sassarese. È la filosofia dell’Oleificio Secchi, leader a livello regionale dopo essere partito dal frantoio del paese di origine della famiglia, Sennori, e aver aperto il grande impianto nella zona industriale di Sassari che nel 2017 ha raddoppiato le linee produttive. Qui viene prodotto l’extravergine di oliva “Silis - Dop Sardegna”, leggero e robusto, che richiama i profumi di frutta e verdure, mandorle e soprattutto di cardo: non a caso ha conquistato due volte (2005 e 2009) il secondo posto nella categoria fruttato medio del prestigioso concorso Ercole Olivario in Umbria e il secondo posto nel concorso regionale Olio Dop Sardegna 2016. «I nostri migliori prodotti sono gli extravergine – conferma Gavino Secchi – fatti con olive che arrivano dall’hinterland sassarese, Sorso, Sennori e Usini. Oltre al Silis, ci sono anche Su Mastru (estratto a freddo con il particolare sistema Sinolea che non “maltratta” le olive e ne conserva gli aromi, dopo la macinazione con le mole in granito, meno veloci ma più delicate); e poi il Biologico, il Fruttato, il Bosana». L’Oleificio Secchi con sede a Sassari a Predda Niedda è un’azienda a conduzione familiare guidata da papà Giuseppino, amministratore, e dai tre figli Gavino (amministrazione e marketing), Vittorio (commerciale e frantoio) e Giulio (stabilimento e logistica). «Stiamo facendo notevoli investimenti – dice Gavino – grazie agli incentivi il momento è molto favorevole. La pandemia è una sciagura, ma anche un’opportunità. E vogliamo sfruttare al meglio quella che si prevede sarà un’annata di carica, molto positiva». Non solo macchinari all’avanguardia: Secchi sta puntando a espandersi e ha bisogno di rinnovare le confezioni: «Quelle nuove sono più eleganti e accattivanti, sia nelle bottiglie che nelle etichette, e stiamo cercando di muoverci meglio anche sul piano dei social. Ormai il mercato è mondiale, dopo aver conquistato Germania e Svizzera dove ormai siamo di casa, esportiamo in tutti i continenti, dal Perù alla Corea del Sud, dal Madagascar alla Bielorussia». E il mercato nazionale? «In ogni regione si tende a comprare i prodotti leader locali o i marchi più pubblicizzati, più facile sfondare all’estero» spiega Gavino Secchi. Una realtà molto strutturata, quella dell’Oleificio Secchi, che fattura 7 milioni di euro l’anno e raggiunge una quota export del 15 % della propria produzione. Lo scorso anno ha prodotto poco meno di 1,6 milioni di litri, di cui 1,3 di extravergine. «Ma abbiamo anche una buona produzione di olio non Evo – spiega Gavino – che viene spesso scelto da chi vuole un prodotto che non copra il sapore di alcuni ingredienti. E anche olio di semi di girasole, oltre a carciofini, funghi e peperoni ripieni sott’olio». La proposta alternativa che sta andando meglio specie nella Gdo è quella delle olive verdi in salamoia: «Sono fatte con l’acqua di Predda Niedda, considerata ottima e sfruttata anche da altre attività in zona. Per noi è un prodotto relativamente nuovo, che trattiamo da 4 anni ma che ora sta conoscendo una crescita importante, tanto che vale 174mila euro nel conto del fatturato». Tra le attività di questa azienda duttile anche la spremitura conto terzi, il recupero della sansa e l’utilizzo del nocciolino per alimentare le caldaie, pratica ormai molto diffusa come il fotovoltaico per alleggerire le bollette. L’Oleificio Secchi ha i suoi prodotti di punta ma è consapevole che il mercato richiede anche (e soprattutto) oli per tutte le tasche: «Si può utilizzare olio dall’estero con risultati ottimi, ad esempio quello greco è davvero buono. Guardate che se non si fa così non si lavora, pensare di produrre solo oli di qualità eccelsa e di fare allo stesso tempo grandi numeri non è possibile. Perché i dati dicono che solo l’8% delle vendite riguarda bottiglie di costo superiore ai 4 euro – dice Gavino –. Alla fine il giudizio lo dà il cliente, che comunque cerca un buon olio. Ed è l’unico giudizio che conta davvero».

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