La Nuova Sardegna

L’indagine

Giovani under 30: «La politica non sa parlare a noi»

di Paolo Ardovino
Giovani under 30: «La politica non sa parlare a noi»

I sardi tra i 18 e i 30 anni in vista delle elezioni Europee e nei Comuni: «Non c’è interesse a coinvolgerci», ci si affida a quiz on line e influencer

05 giugno 2024
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Sassari La prima notizia è una smentita: non è vero che i giovani ripudiano la politica. La sensazione comune, semmai, è quella di sentirsi messi all’angolo, loro, classe dirigente del domani, dai vertici decisionali dell’oggi. In vista delle elezioni Europee e del voto nei 27 Comuni sardi chiamati alle urne l’8 e il 9 giugno, i giovani sotto i 30 anni sardi, diversi per provenienze e contesti, si informano pagine social o veri e propri influencer dell’attivismo e della politica, e provano a dare gambe al proprio pensiero con i quiz. Dice questo la finestra aperta in una situazione dove «per i politici non siamo interessanti» e regna la «confusione» sul voto.

Antonella Sanna, 26 anni, di Sennori, dice di avere «un rapporto altalenante» con la politica. «Per buona parte della mia vita l’ho tenuta lontana mentre ora sono molto più interessata – rivela – perché ho assistito ad alcuni confronti tra candidati a Sassari, ho conosciuto una lista formata da giovani, mi sono sentita partecipe». Non si è mai tirata indietro in cabina elettorale, «ma non sempre con piena consapevolezza. Anche per queste Europee, non ho le idee tanto chiare». La politica a grandi livelli, quella dei leader e dei partiti, «obiettivamente non pensa a noi», sostiene Stefano Budroni, 25 anni, di Olbia. Il ragionamento è logico: «Siamo pochi e un bacino elettorale poco importante. Ma anche nel coinvolgimento diretto, per uno della mia età è impossibile sedere in Parlamento». In questa tornata per la prima volta non voterà, ma è un’altra storia: «Sto studiando a Pavia, avrei dovuto mandare una pec al mio Comune ma il portale delle Poste non funzionava e sono scaduti i termini».

Sophia Murgia, 23 anni, di Budoni, conosciuta dal grande pubblico come cantautrice, e ha un animo impegnato: «Una cosa è certa: non mi astengo mai». Curioso ma emblematico il modo con cui si avvicina alle prossime Europee, «su internet ho fatto alcuni test in base ai quali vengono suggerite le aree di pensiero più vicine, e da lì ho cominciato a informarmi». Parla soprattutto di diritti civili, Sophia, «all’aborto, alla cittadinanza, all’asilo, su cui trovo assurdo ci siano grandi discussioni politiche. Per me sono diritti basilari». Navigare nel mare magnum di informazioni è destabilizzante, «sì, siamo bombardati da notizia ma che non permettono realmente di capire», suggerisce Ilaria Pilloni, 27 anni, di Oristano. «Seguo poco la politica, non riesco a riconoscere la qualità delle fonti di cui fidarmi. E poi – dice – ho la sensazione che la politica non riesca a toccare davvero la realtà che ho attorno». Ambiente, salute, lavoro. Da qui la disillusione, «non so quanto un mio voto, per quanto io ci tenga, cambi le cose». E c’è chi va oltre e a questa tornata ha voluto esporsi in prima persona: Giulia Corda, 27 anni, di Nuoro, prima candidandosi alle Regionali e ora sostenendo un candidato alle Europee. «C’è del disinteresse reciproco tra politica e giovani, ma sono del parere che il trend possa cambiare mettendosi in gioco. Certo, spesso si dice largo alla nuova generazione ma nel concreto non è così, però bisogna provarci».

Angelica Ricciu, 27 anni di Telti e Lorenzo Ghiani, 22 anni di Sestu, sono sicuri: «Votare a ogni costo, per non lasciare che altri decidano per noi». Lei simpaticamente ricorda: «Le mie tesi di studio, negli anni, le ho dedicate a Che Guevara, a Fenoglio e alla Resistenza, anche se non ho capito tutto, avevo la volontà di conoscere certi concetti». Lui osserva: «C’è sfaldamento tra le generazioni, la comunicazione? Alcuni partiti semplificano sin troppo tematiche che invece sono complesse, e questo diventa fuorviante». Tullio Meloni, sassarese, ha 18 anni e voterà per la prima volta per scegliere il prossimo sindaco: «Ma è difficile crearsi un’idea, i programmi e le idee arrivano passivamente», osserva al telefono mentre è al liceo («ma ora è ricreazione», assicura). Poi tira fuori la saggezza della gioventù: «In diciotto anni ho visto il doppio dei governi di mia madre, è destabilizzante. Non ci coinvolgono perché non siamo interessanti. Non escludo un voto di protesta».

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