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Sanità

Tumori, terapie all’avanguardia: «Ora si agisce sulle singole mutazioni genetiche»

Tumori, terapie all’avanguardia: «Ora si agisce sulle singole mutazioni genetiche»

Il parere degli oncologi sassaresi Antonio Pazzola e Antonio Contu

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Sassari Negli ultimi dieci anni, la medicina oncologica ha fatto un enorme salto avanti. I tumori che un tempo non lasciavano scampo ora si combattono con armi sempre più precise e sofisticate. Ma questo progresso ha un costo, e non riguarda solo il prezzo dei farmaci, ma l’intero assetto della sanità pubblica. A fare un bilancio è il dottor Antonio Pazzola, fresco di pensione dopo una lunga carriera alla guida dell’Oncologia dell’Aou di Sassari.

«Le case farmaceutiche hanno investito moltissimo nella ricerca – spiega – l’oncologia è avanti di anni luce. Oggi i farmaci sono a bersaglio molecolare, calibrati sul profilo genetico e mutazionale dei tumori, non più sull’organo colpito». In altre parole, non esiste più “il tumore del polmone” o “il tumore al seno”, ma il tumore di quella specifica persona, con quella particolare mutazione, in quel preciso contesto biologico. Una medicina di precisione, quasi sartoriale.

Oggi, le principali linee d’azione in oncologia sono tre. La terapia orale: farmaci in pastiglie che bloccano le mutazioni genetiche del tumore, agendo in modo mirato e soggettivo. L’immunoterapia: farmaci che non attaccano direttamente il tumore, ma riattivano il sistema immunitario del paziente, “stremato” dalla malattia. La combinazione terapica: unisce chemioterapia e immunoterapia, oppure chemioterapia e anticorpi monoclonali. Questi ultimi agiscono come “traghettatori” che portano la sostanza attiva esattamente sulla cellula tumorale, facendo esplodere la bomba nel posto giusto, riducendo così i danni collaterali sui tessuti sani. Una rivoluzione che salva molte vite, ma che ha moltiplicato il lavoro nei reparti. «I flussi di attività sono triplicati, prosegue Pazzola – I pazienti vivono di più, e ogni trattamento richiede controlli, gestione degli effetti collaterali, assistenza continua. In più, i farmaci innovativi hanno effetti collaterali specifici, e se vengono combinati con la chemioterapia, questi effetti si sommano. La gestione clinica del paziente diventa molto più complessa e costosa. I day hospital sono pieni. I reparti sono sotto pressione. E il personale non basta: pochi medici, pochi infermieri».

A fare eco a Pazzola è un altro nome storico dell’oncologia sassarese, il professor Antonio Contu, già direttore dell’Oncologia e oggi presidente dell’associazione Mariangela Pinna. «Gli immunoterapici hanno avuto un impatto straordinario, soprattutto nei melanomi cutanei, che spesso determinavano metastasi. Oggi si riesce contenerli. Non si muore più in pochi mesi, si convive con la malattia per anni. Nel mio reparto venivano curati circa 1200 pazienti l’anno, un trend che ancora oggi si mantiene stabile. Ma con una differenza: la sopravvivenza è molto più alta. Sono tantissimi i pazienti che vivono più a lungo e questo comporta inevitabilmente un carico maggiore per la sanità pubblica. Il paradosso è chiaro: più si cura bene, più aumentano i pazienti in vita. E più vivono, più a lungo necessitano di controlli, esami, farmaci, monitoraggi. Però gli si garantisce anche una migliore qualità di vita, per un periodo non saranno pazienti acuti con necessità di ricoveri. E questo è importante: la sanità in questa fase risparmia, il malato si riappropria della vita». (lu.so.)

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