La Nuova Sardegna

L’approfondimento

Cronistoria delle Province: abolite dalla furia anti-casta, poi la svolta dalla Consulta

di Claudio Zoccheddu
Cronistoria delle Province: abolite dalla furia anti-casta, poi la svolta dalla Consulta

Un percorso travagliato dall’Unità d’Italia fino alle otto attuali

3 MINUTI DI LETTURA





Sassari Una storia lunga quanto l’Unità d’Italia, quando l’isola è stata divisa in due Province, Cagliari e Sassari, che dal 1861 al 1974 ha registrato solo due scosse: la nascita della provincia di Nuoro nel 1927 e quella di Oristano, nel 1974. Poi, uno stallo che venne interrotto nel 2001 con una mossa politica trascritta in una norma regionale che raddoppiò le quattro province storiche aggiungendo alla lista le neonate Province di Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias. Una rivoluzione che aveva portato qualcosa in più di quattro nuove sigle sulle targhe delle auto. Forse un po’ troppo in più.

Infatti, quando il vento anticasta iniziò a gonfiare l’onda dell’indignazione popolare, il Movimento referendario sardo decise di anticipare il resto del Paese e apparecchiare una consultazione popolare dall’esito più che scontato per abolirle tutte, storiche e neonate. Farne a meno era un atto di protesta contro la politica “tradizionale”, quasi un moto patriottico nell’anno in cui il Movimento 5 Stelle elesse il suo primo sindaco, Pizzarotti a Parma, e in cui Grillo attraversò a nuoto lo Stretto di Messina, con Gianroberto Casaleggio che lo seguiva su un canotto, prima di stravincere le elezioni regionali in Sicilia. In Sardegna la rivoluzione si concentrò sulle Province, viste dall’anticasta come inutili carrozzoni targati Pa, quando andava bene, o succursali dei poltronifici politici di seconda classe, quando andava un po’ peggio.

La furia anticastista, però, non ebbe un successo immediato e le Province sopravvissero in stato comatoso per altri quattro anni, condannando all’oblio anche le infrastrutture che avevano gestito sino al 2012, strade e scuole, e lasciando la cura ambientale a Madre Natura. La nuova svolta arrivò nel 2016, quando ritornarono ad essere quattro per un breve periodo per poi diventare cinque. Nonostante il referendum, le quattro Province storiche rimasero in vita, anche se Cagliari assunse il ruolo di Città metropolitana (come previsto dalla legge del 2014 firmata da ministro Deliro) mentre fece il suo esordio la Provincia del Sud Sardegna. Una situazione rimasta in piedi fino al 15 aprile del 2021, quando una riforma della Regione a guida sardista impose il ritorno al passato recente delle otto province cambiando solo il nome di quella Gallura, diventata “Nord-Est”.

La riforma era stata poi cassata dal Governo, che l’aveva bloccata. Un anno dopo, nel marzo del 2022, era stata la Consulta a dare il via libera alla riforma della Regione ma da quel momento in poi, tra norme liberate nel Collegato, nuove impugnazioni del Governo che aveva evidenziato un conflitto fra le competenze attribuite allo Stato e alle Regioni e anche una «continua invasione di campo rispetto ai confini tracciati nella Costituzione» sembrava tutto destinato a ingolfarsi nuovamente. La svolta, al momento definitiva, è invece arrivata nel luglio dello scorso anno, quando la Corte costituzionale ha dato ragione alla Sardegna respingendo le istanze del governo. Intanto, la guida della Regione era passata dalle mani di Christian Solinas a quelle di Alessandra Todde che ha puntato sul vecchio schema istituzionale, con qualche assestamento. Ora l’isola è divisa in due città metropolitane, Cagliari e Sassari, e in sei province, Oristano, Nuoro, Gallura Nord-Est, Ogliastra, Sulcis Iglesiente e Medio Campidano che sono amministrate da commissari che resteranno in carica sino al 29 settembre, data delle prossime elezioni provinciali. Il ritorno al vecchio schema del 2001 ha portato l’isola nei quartieri alti della convivenza tra cittadini ed enti pubblici, dato che ce ne sarà uno ogni 201.543 abitanti, contro una media di 542.195 abitanti nel resto del Paese. Un deciso cambio di rotta rispetto al voto del 2012, quando la stragrande maggioranza dei sardi aveva deciso di farne a meno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo piano

Omicidio di Buddusò, il procuratore: «Mai viste cose simili nell’isola»

di Ilenia Mura
Le nostre iniziative