«Nuova continuità territoriale, una conquista storica per i sardi nel mondo»
Il presidente della Fasi Bastianino Mossa: «Così finalmente le distanze si accorciano e nessuno si sente escluso»
Piacenza «Una conquista storica per i sardi nel mondo». Bastianino Mossa, presidente della Fasi, non ha dubbi: «Il nuovo schema di Continuità territoriale approvato dalla giunta regionale non è solo una riforma dei trasporti – spiega –: è un atto di riconoscimento profondo verso le migliaia di sardi che, pur vivendo lontano dall’Isola, continuano a portarla nel cuore» sottolinea il portavoce del mondo dell’emigrazione sarda. Veterinario di Bultei, classe 1961, Mossa vive e lavora a Piacenza. È dal 1984 che si è trasferito in Emilia-Romagna. Già presidente del Gremio “Efisio Tola”, dal dicembre 2021 è alla guida della Federazione delle associazioni sarde in Italia. «Fermo restando – riprende subito il discorso – che servono comunque collegamenti in regime di Continuità con il nord-ovest (Torino), il nord-est (Trieste), il centro-nord e il centro-sud, è importante sottolineare – evidenzia Mossa – il grande risultato di un riconoscimento frutto del lavoro dell’assessorato e dell’intera giunta regionale, sia a livello comunitario sia di governo centrale, dove i nostri rappresentanti istituzionali hanno dato un contributo determinante per iniziare a dare finalmente concretezza alla richiesta di quei diritti che un sistema economico e di regole burocratiche negano ai sardi».
Parole che Bastianino Mossa ha espresso davanti alla presidente della Regione, Alessandra Todde, nei giorni scorsi in un incontro a Cagliari. «Per la prima volta, la Sardegna abbraccia formalmente i suoi figli sparsi nel mondo – ribadisce il timoniere della Fasi –: non più soltanto i residenti, ma anche coloro che mantengono un legame vivo, familiare e affettivo con la terra d’origine, trovano posto in un sistema di mobilità più giusto, inclusivo e sostenibile». «Questa riforma – va avanti Mossa – rappresenta per noi sardi “non residenti” una svolta storica. È una riforma, infatti, che riconosce finalmente il diritto alla mobilità anche per chi ha origini sarde ma vive lontano, estendendo i benefici ai lavoratori, ai discendenti di emigrati, ai tutori legali e alle persone che assistono familiari in Sardegna».
«Un risultato ottenuto anche grazie all’impegno instancabile delle organizzazioni come la Fasi – è l’orgoglio del presidente –, che da anni invocavano una riforma capace di includere le nuove generazioni di sardi nel mondo». Un vero e proprio cavallo di battaglia della Federazione delle associazioni sarde in Italia, una settantina di circoli sparsi in tutta Italia, dislocati su 10 Regioni, in 45 province, con quasi 35.000 soci aderenti. «La Fasi ha sempre considerato la mobilità da e per la Sardegna un elemento imprescindibile per il futuro della terra sarda e dei sardi tutti» conferma Mossa. «Per questo la riforma è un passo avanti che restituisce dignità e diritti a tutti i sardi, ovunque si trovino – ribadisce –. Perché essere sardi non è solo una questione di residenza, ma di identità, radici, comunità. La riforma è un passo avanti perché sarà più facile tornare, ritrovarsi, non sentirsi esclusi. La Sardegna chiama, e per i suoi figli nel mondo, le distanze si accorciano. È il momento di riallacciare legami, di far sentire la propria voce, parlare la propria limba. In altre parole: tornare a casa… a domo nostra!» chiude il portavoce degli emigrati.