La Nuova Sardegna

L’allarme

La banda degli orologi in Costa Smeralda, parla l’imprenditore rapinato: «Sono stato ferito al polso, sono scosso da settimane»

di Paolo Ardovino
La banda degli orologi in Costa Smeralda, parla l’imprenditore rapinato: «Sono stato ferito al polso, sono scosso da settimane»

Romano Pezzotti racconta lo choc subito ad Abbiadori

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Porto Cervo Per una settimana ha fatto fatica ad addormentarsi. Ripensava a quell’attimo lì. Quando ha sentito da dietro premere sul polso, e poi un dolore fortissimo quando gli è stato portato via il suo prezioso orologio.

Romano Pezzotti, noto imprenditore bergamasco, era appena arrivato nell'isola. Era il primo giorno di vacanza a Porto Cervo, dove ama passare le ferie da trent’anni. «E non mi era mai successa una cosa del genere». Il ricordo della rapina subita ad Abbiadori domenica 3 agosto, fuori dal supermercato, è tornata a fargli visita ogni notte prima di dormire, per giorni. «E quando la mattina andavo a correre è successo di spaventarmi solo perché sentivo qualcuno correre dietro di me, è stata una sensazione bruttissima». Sono passati venti giorni, le ferite al polso si vedono molto meno, lo choc si è affievolito, la rabbia per quell’episodio spiacevole invece arde viva: «Non sono casi isolati, dietro ci sono delle bande. E mi dispiace due volte, perché la sensazione è che queste vicende vengano minimizzate. Ristoranti, strutture, locali tendono a non diffondere questi fatti quando succedono». Certo, sarebbe cattiva pubblicità e i turisti vanno accolti, non spaventati.

Il presidente di Fersovere, azienda attiva nell’acciaio e nel mercato dei rottami, si sofferma sui dettagli. Primissimo giorno di vacanza, «ero allo stop di Porto Cervo, al bivio per Abbiadori o Baja Sardinia», svolta nella prima direzione. Fa la spesa insieme alla compagna, poi escono e si dirigono verso l'auto, lei dietro e lui davanti, il rapinatore «prima l'ha sbattuta contro un’altra auto, poi è volato addosso a me. Quando ho sentito la pressione sul polso ho capito cosa stava succedendo». Scatta l’inseguimento: «Gli sono corso dietro, l’auto che lo aspettava è sgommata via e allora lui ha attraversato la strada, ha superato un distributore e scavalcato un muro alto quattro metri».

Era un orologio di pregio, pagato da Pezzotti 80mila euro, del valore di mercato di 120mila euro, «ancora nuovo, era il regalo di Natale», dice. L’uomo è convinto che non sia successo niente per caso, «secondo me, quando succedono queste cose, le bande hanno anche dei basisti nei luoghi mondani». In quel breve tragitto in auto dall’hotel al supermercato, domenica 3 agosto, Pezzotti fa intendere di essersi sentito pedinato.

«Adoro questi posti, qui è dove riesco a rigenerarmi da una vita intensa da imprenditore – spiega lui –, ma questa cosa mi ha ferito. E mi ha ferito la superficialità che ho avvertito attorno, questi sono episodi che vanno divulgati e su cui va mantenuta alta l'attenzione», sostiene. Romano Pezzotti ha proseguito la vacanza in barca, al largo delle coste sarde, dov'è in questi giorni, Porto Cervo rimane la sua meta prediletta ma non esclude che sarà difficile rimetterci di nuovo piede. Una rapina così, veloce, violenta («il cinturino dell’orologio era in gomma, si fa fatica a far saltare il perno, infatti mi ha tirato il polso»), che tocca una cosa preziosa, è difficile da dimenticare.

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