Infiltrazioni mafiose ad Alghero, Dalla Chiesa: «Non bisogna sottovalutare il pericolo»
Il consigliere regionale Di Nolfo: «I rischi per le comunità sono reali e non possiamo più far finta di niente»
Alghero Un’aggressione brutale, avvenuta nella serata di domenica scorsa all'interno dell'hotel Baia di Conte, dove un barman è stato colpito da alcuni ospiti per aver fatto rispettare le regole del villaggio turistico. La paura per la violenza crescente nel territorio, un campanello d’allarme importante che suona per l’ennesima volta e che richiama le istituzioni a una riflessione. E le prime azioni dovranno essere rivolte a capire se davvero è in atto una attività di infiltrazione della criminalità organizzata nel territorio, legata alla presenza di detenuti in regime di 41 bis: un tema di attualità considerata la volontà manifestata dal ministero di disporre nuovi trasferimenti nel carcere di Uta. Valdo Di Nolfo, consigliere regionale, ha condannato l'accaduto e ha rilanciato l'allerta: «Esprimo la mia totale solidarietà al lavoratore aggredito e condanno con forza un episodio che non può e non deve essere banalizzato come semplice rissa da vacanza. È un fatto pericoloso, che va letto per ciò che è: un sintomo evidente di una deriva preoccupante. Le autorità devono fare piena chiarezza, perché la sicurezza delle nostre comunità non è negoziabile». Il consigliere regionale richiama anche i timori espressi nei giorni scorsi da amministratori locali, come il sindaco di Uta Giacomo Porcu, che ha messo in evidenza un appello pubblico per fermare il progetto di trasferire nelle carceri sarde un numero crescente di detenuti ad altissima pericolosità. «I rischi per le comunità sono reali - prosegue Di Nolfo - e non possiamo più far finta di niente. Pensare che la Sardegna, con le sue peculiarità geografiche e sociali, possa farsi carico in solitudine della gestione di centinaia di detenuti al 41-bis è da irresponsabili. Non si tratta di sovraccarico del sistema penitenziario, ma di un potenziale indebolimento delle maglie della sicurezza locale, con effetti diretti su chi lavora e vive sul territorio». Di Nolfo sottolinea come la Sardegna sia sempre stata terra di legalità, accoglienza e civiltà, ma avverte che, senza adeguate contromisure, si rischia di aprire varchi pericolosi a forme di infiltrazione sociale e criminale: «Il carcere deve spezzare i legami con le organizzazioni mafiose, non rilanciarli altrove. Se la presenza del 41-bis non viene gestita con serietà, rischiamo che la Sardegna diventi un luogo dove le reti criminali si ricompongono, con il pretesto della vicinanza ai familiari o attraverso attività di facciata che mascherano dinamiche ben più preoccupanti. Abbiamo a due passi il supercarcere di Bancali. Serve vigilanza, prevenzione e una chiara volontà politica». Infine, un appello diretto al Governo nazionale e alle istituzioni competenti: «La Sardegna non può trasformarsi in una colonia penitenziaria. Attualmente ospitiamo quasi un quarto dei detenuti italiani sottoposti al regime del 41-bis: un dato sproporzionato che pesa sulla sicurezza e sulla serenità dei nostri territori. Difendere i lavoratori, i cittadini e l'immagine della nostra isola significa anche opporsi con forza a decisioni che ne compromettono l'equilibrio sociale. La Sardegna non è una terra da scaricare, ma un patrimonio da proteggere». L'intervento dell'onorevole Di Nolfo rilancia il diritto a vivere e lavorare in territori sicuri, liberi da ogni forma di criminalità organizzata, dentro e fuori dalle carceri. Il professor Nando dalla Chiesa, tra i maggiori esperti di criminalità organizzata a livello europeo, proprio in questi giorni in Sardegna (all’Asinara e a Porto Torres), ha sottolineato: «Questo territorio non è immune da possibili infiltrazioni della criminalità organizzata. Lo è sicuramente Alghero: ho studiato a lungo cosa succede, non bisogna sottovalutare la cosa. La città catalana è un grande patrimonio della Sardegna, sarebbe un vero peccato se dovesse finire nelle mani della camorra».