«Cure peggiorate»: ne sono convinti sette sardi su dieci
La Fondazione di Sardegna ha messo insieme cifre e risposte e il risultato è un referto collettivo: la sanità dell’isola peggiora
Sassari La Sardegna raccontata dai suoi pazienti è un ospedale che cade a pezzi. È come se l’isola nel 2025 avesse alzato le mani: liste d’attesa infinite, medici che mancano, ospedali che invecchiano, viaggi sempre più frequenti verso Roma, Milano o Bologna per approdare a una assistenza adeguata.
Il report
Non è un sondaggio, è una radiografia. La Fondazione di Sardegna ha messo insieme cifre e risposte, e il risultato è un referto collettivo: la sanità dell’isola peggiora.
Lo dice il 67% (30% “un po’”, 37% “molto”) degli abitanti, ; solo il 7% lo vede migliorato, mentre per un quarto (25%) è rimasto uguale.
Nel resto d’Italia il giudizio è meno severo: 53% peggiorato, 12% migliorato, 34% invariato. La percezione più severa a Nuoro, pollice verso per il 75% dei pazienti, mentre nel Sud Sardegna il 71%.
A Sassari e Oristano un po’ meno scontenti, ma sempre sopra il 60%. La sensazione di miglioramento resta ovunque residuale: dal 5% nel Sud Sardegna al 9% a Sassari e Nuoro. “Uguale” prevale di più a Sassari (30%) e Oristano (28%).
Raffronto con il Paese
Guardando alle macro-aree nazionali, la Sardegna è l’area con il giudizio più critico: 67% di peggioramento contro il 52% del Nord Ovest, 51% del Nord Est, 54% del Centro e 56% del Sud e Isole. Anche la quota di chi non vede cambiamenti (25%) è più bassa che altrove.
Le tre emergenze Tempi di attesa: è la priorità assoluta per il 77,6% dei sardi (Italia 71,6%). Il tema è “trasversale” sul territorio: dall’84% a Nuoro al 75% a Sassari, ovunque è il primo problema.
Carenza di medici: preoccupa il 58,5% (Italia 49,5%). Picchi a Oristano (68%) e Sud Sardegna (64%).
Viaggi della speranza: la quota che indica come problema i pazienti costretti a curarsi fuori regione sale al 43,0%, quasi il doppio della media nazionale (24,5%). È un segnale di sfiducia nella capacità dell’isola di offrire cure adeguate in prossimità, con valori più alti nell’area di Cagliari (48%) e Sassari (46%).
Le altre criticità Dietro il podio, emergono ospedali e strutture fatiscenti (29,4%, Italia 24,6%), mentre risultano relativamente meno sentiti in Sardegna – rispetto alla media nazionale – carenza di infermieri (20,8% contro 24,8%), aggressioni in pronto soccorso (11,0% contro 18,1%) e medici poco qualificati (11,1% contro 19,0%).
Raffronto col 2024 Nel confronto con l’anno scorso si rafforzano alcuni segnali d’allarme: Attese: dal 73,0% al 77,6% (+4,6 punti). Spostamenti fuori regione: dal 35,0% al 43,0% (+8). Vecchie strutture: dal 20,0% al 29,4% (+9,4).
In controtendenza, la carenza di medici scende dal 66,0% al 58,5% (–7,5) e quella di infermieri dal 24,0% al 20,8% (–3,2), segnale di un alleggerimento della percezione pur dentro un quadro molto critico.
Lo scenario del 2024 non era particolarmente rassicurante: Il 32 per cento dei sardi intervistati aveva raccontato di aver rinunciato a una visita specialistica negli ultimi 12 mesi. Una media di 5 punti superiori a quella nazionale.
Il motivo per il 45 per cento dei sardi è il costo eccessivo della prestazione, mentre per il 29 per cento il problema riguardava i tempi di attesa.
Geografia del disagio Nuoro nel 2025 concentra il picco di attese (84%) e il giudizio più severo sul trend. Oristano spicca per carenza di medici (68%) ma ha una quota più alta di “uguale” (28%). Cagliari e Sassari guidano la preoccupazione per i viaggi fuori regione (48% e 46%), coerente con la maggiore domanda di prestazioni complesse e con il ruolo di hub che fatica a ridurre la mobilità sanitaria.
Conclusioni Che cosa dicono, in controluce, questi numeri: l’immagine che emerge è quella di un sistema sotto stress per liste d’attesa, carenze di organico non ancora risolte e infrastrutture datate, con un differenziale negativo rispetto al resto del Paese e una mobilità passiva percepita in crescita. Il fatto che alcuni indicatori (medici e infermieri) migliorino lievemente nella percezione non basta a invertire la rotta: per i sardi, l’esperienza concreta di accesso alle cure è oggi peggiore di un anno fa, e più che nel resto d’Italia.