Femminicidio di Cinzia Pinna, le versioni di Ragnedda, la droga e i possibili complici - Ecco cosa sappiamo
Tracce di sangue sul divano, tentativi di ripulire la scena, il corpo nascosto per tredici giorni nel vigneto: un puzzle ancora pieno di zone d’ombra che l’autopsia e le indagini dovranno chiarire
Palau Sono ancora molte le zone d’ombra attorno all’omicidio di Cinzia Pinna, la 33enne di Palau trovata morta nel vigneto di Emanuele Ragnedda, l’imprenditore 41enne di Arzachena oggi in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere.
Secondo gli inquirenti, la donna sarebbe stata uccisa all’interno dello stazzo di Conca Entosa, probabilmente nel soggiorno, dove i carabinieri del Ris hanno trovato tracce di sangue sul pavimento e sul divano. Proprio quel divano su cui il corpo, già senza vita, sarebbe stato spostato prima di essere trasportato all’esterno e nascosto tra i filari. Qualcuno ha tentato di lavare le fodere, ma sono rimasti evidenti aloni ematici. Sul tavolo, bottiglie di vino vuote e tracce di cocaina indicano che quella notte era stata segnata da alcol e droga.
Ragnedda, dopo giorni di reticenza, ha confessato di aver sparato durante una lite, raccontando di essere stato minacciato con un coltello. Ha ripetuto questa versione anche davanti alla gip Marcella Pinna, in un interrogatorio durato quasi due ore. Ha aggiunto nuovi particolari ma resta da chiarire quanto la sua ricostruzione corrisponda ai fatti: sarà l’autopsia, attesa nei prossimi giorni, a stabilire l’ora della morte, il numero dei colpi esplosi e se ci siano segni di violenza.
Un dettaglio agghiacciante emerso dai rilievi è che la giovane è stata trovata nuda dalla cintola in giù, senza pantaloni né slip. Un elemento che rafforza l’ipotesi di un rifiuto sessuale come possibile scintilla della lite, ma che resta tutto da verificare.
Resta poi l’enigma dei complici. È difficile immaginare che Ragnedda abbia potuto da solo occultare il cadavere, vivere per tredici giorni con il corpo nel proprio vigneto e tentare di ripulire la scena del crimine. Nelle prime versioni aveva tirato in ballo un’altra persona, oggi ancora indagata: la Procura dovrà stabilirne il ruolo, se davvero marginale come sostiene ora l’imprenditore, o se invece partecipe nella gestione del delitto.
Un puzzle complesso, fatto di confessioni contraddittorie e riscontri scientifici ancora in corso, che dovrà essere ricomposto pezzo dopo pezzo per dare giustizia a Cinzia Pinna.