I genitori portano in tribunale Tik Tok e Meta: «Basta social ai minori»
L’associazione Moige ha avviato un’azione legale coinvolgendo le famiglie con figli danneggiati dalla frequentazione social
Sassari «Stop social ai minori di 14 anni»: a chiederlo è il Movimento italiano genitori Moige che insieme con un pool di esperti e avvocati porta in tribunale Meta e TikTok con l’obiettivo di tutelare i minori dagli effetti nocivi dei social. In che modo? Bloccando l’accesso agli adolescenti che hanno meno di 14 anni, ed eliminando gli algoritmi che creano dipendenza e spesso danni cerebrali. Nasce così “Difendiamo con la forza della legge i nostri figli dai social network”, che ha già raccolto l’attenzione di realtà associative come Anfn - Associazione Nazionale Famiglie Numerose, Age - Associazione Italiana Genitori e il Forum delle Associazioni Familiari. Il Moige e un primo gruppo di genitori insieme allo studio legale Ambrosio & Commodo, ha presentato quella che di fatto, in Italia, è la prima class action inibitoria sui social. Un’azione legale innovativa contro Meta (Facebook e Instagram) e TikTok, e che punta a proteggere bambini e adolescenti da pratiche ritenute dannose e illegali da parte delle principali piattaforme social.
In un paese dove Meta e TikTok totalizzano circa 90 milioni di utenze a fronte di 60 milioni di abitanti, compresi anziani e bambini, l’urgenza di questo intervento legale appare evidente.
I dettagli del ricorso Depositato a luglio, al Tribunale di Milano con registro generale 29994/2025, l’udienza è fissata per il 12 febbraio 2026. L’azione si basa sull’articolo 840-sexiesdecies del codice di procedura civile, lo strumento di tutela legale introdotto nel 2021 che consente a chiunque abbia interesse di agire per ottenere l’ordine di cessazione o il divieto di reiterazione di condotte omissive o commissive poste in essere a danno di una pluralità di soggetti.
Questo il cuore dell’azione legale che riguarda l’analisi dei meccanismi attraverso cui le piattaforme creano dipendenza: «La dopamina, neurotrasmettitore noto come “ormone del piacere”, rappresenta il “cavallo di Troia” attraverso cui, crediamo, Meta e TikTok condizionano le menti dei minorenni utenti. Il funzionamento dei social si basa su algoritmi informatici sofisticati che creano la “identità algoritmica”, un processo che utilizza meccanismi telematici per raccogliere e analizzare i dati di un soggetto attraverso la sua attività online».
Come evidenziato dalla perizia di parte depositata in tribunale del dottor Paolo Dal Checco, consulente informatico forense, viene tracciata non solo la navigazione ma anche la durata della navigazione dei singoli contenuti, consentendo alle aziende di proporre contenuti altamente personalizzati che costituiscono una delle principali cause di dipendenza per i giovani utenti.
Gli algoritmi analizzano il comportamento passato degli utenti per mostrare contenuti che ritengono più interessanti, creando un flusso continuo che aumenta la difficoltà a disconnettersi. L’azione inibitoria rappresenta il primo passo di quello che sarà un percorso più ampio. Lo Studio Ambrosio & Commodo e Moige stanno preparando una successiva azione risarcitoria di classe, aperta a genitori i cui figli hanno subito danni dalla frequentazione dei social. È stato attivato il portale www.classactionsocial.it e l’indirizzo email: info@classactionsocial.it per raccogliere segnalazioni e testimonianze.
Di recente anche il prof Vincenzo Schettini, star dei social con La fisica che ci piace (2,9 milioni di follower su Instagram, 1,7 milioni su TikTok), batte sullo stesso argomento: «Attenzione – dice – i social sono una voragine per i nostri figli! Ne ho avuto la conferma guardando la serie Adolescence».