La Nuova Sardegna

L’intervista

Alessandra Todde: «Mi occuperò io di Sanità. Ci metto la faccia, ora tocca a me»

di Giuseppe Centore

	La presidente Alessandra Todde 
La presidente Alessandra Todde 

Nelle mani della presidente l’interim dell’assessorato di Armando Bartolazzi. La governatrice parla anche di Asl, riforma sanitaria, nuovi direttori generali, finanziaria

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Cagliari Il giorno dopo l’annuncio nel vertice di maggioranza sulla sostituzione, nei primi giorni della prossima settimana di Armando Bartolazzi come assessore alla Sanità, e l’assunzione di un lungo interim, 6 o 8 mesi, la presidente Alessandra Todde racconta perché ha fatto questa scelta, cosa cambierà, quale ruolo avrà Bartolazzi e cosa si dovranno attendere i sardi nei prossimi mesi.

L’impressione è che la scelta di sostituire adesso l’oncologo romano nella poltrona più scomoda della Sardegna, non tanto per le forme con le quali è stata annunciata ma per i contenuti, che la presidente spiega in questa intervista, sia stata accelerata negli ultimi giorni. Una scelta a dir poco coraggiosa, perché Todde ci “mette la faccia” sulla Sanità e si lascia alle spalle, bruciacchiati, tutti i ponti politici. Successo o disfatta saranno solo attribuiti a lei, anche se prima o poi arriverà un assessore. Ma lei ne è convinta. «Siamo stati eletti per questo. Non c’è nulla di più importante».

Presidente, la sua è stata una scelta che è apparsa improvvisa anche se era in cottura da due mesi. Ma chi glielo ha fatto fare? E soprattutto come ritaglierà il suo tempo per gestire il dossier Sanità anche dal punto di vista operativo?

«Mi organizzerò, non è questo il problema. Prima di spiegare il perché di questa scelta vorrei spendere una parola per Armando Bartolazzi. Il suo impegno e la sua passione non devono essere messi in discussione. Armando rimarrà con noi, a sostegno dell’azione della presidente, si occuperà di alcuni dossier che ha costruito dal nulla e che sono per noi strategici (ospedale dei bambini, rete oncologica, realizzazione di un Irccs al Brotzu e il dossier dei farmaci innovativi, ndr) ma non dovrà più essere il bersaglio di accuse ingiuste. Adesso tocca a me. Ci metto la faccia e ho le spalle date dal mio ruolo per difendermi. Lui il tecnico, l’esperto di organizzazione sanitaria lo sa fare benissimo. Ho letto in queste ore le solite stupide ironie di Bartolazzi che lascia la Sardegna. Armando perde soldi e salute a lavorare per i sardi».

La politica, al massimo livello rientra nella gestione dell’assessorato, che negli anni passati ha visto avvicendarsi tecnici, medici, e prima ancora politici di primissimo piano, quando quella poltrona valeva di più. Perché ha deciso di metterci la faccia?

«Serve un cambio di passo politico. Si deve sapere che la voce dell’assessore è la massima voce della amministrazione regionale. Mi sono resa conto che in questa fase, proprio perché siamo in mezzo al rinnovamento profondo del sistema sanitario, serviva un assetto organizzativo nuovo, a cominciare dall’assessorato, che andrà potenziato e le cui figure apicali dovranno marciare unite. Io sulla riforma della sanità ci ho messo la faccia, ho fatto la campagna elettorale, sarò giudicata che mi piaccia o no sulla sanità, per me è importante che abbia una presa diretta sui problemi».

Vuol dire che l’assessorato non va al meglio o comunque non quanto sarebbe necessario?

«Diciamo che mi sono resa conto di troppi filtri, di tanti passaggi intermedi che hanno rallentato le decisioni. Adesso è tempo di decisioni chiare, rapide e condivise. Solo una presa diretta dei problemi in questo momento può essere più efficace anche per dare risposte ai cittadini. I sardi stanno cominciando a capire che alcune cose si possono fare subito e altre invece portano via tempo. Noi da domani lavoreremo per ridurre i tempi delle esecuzioni e delle decisioni. E non ci saranno più scuse».

Quindi la presidenza si occuperà di tutti i dossier che riguardano la riforma?

«Certo, e in alcuni casi lo stiamo già facendo. Per l’ospedale di San Gavino, le interlocuzioni con Fincantieri che deve completare i lavori le hanno i miei uffici. Il progetto di riforma del Cup lo stiamo seguendo direttamente dalla presidenza così come le liste d'attesa».

Si immagina come un direttore d’orchestra che fa dialogare i musicisti, peraltro tra loro tutte prime donne?

«Bella immagine, ma non diciamolo in pubblico. Io vorrei che i direttori delle diverse Asl si parlassero e che si coordinassero e secondo me una presidente lo fa meglio di qualunque assessore, pur bravo, competente e autorevole come Armando».

Il 19 dicembre si concluderanno le audizioni della Commissione che dovrà scegliere i nuovi direttori generali. Si avranno i nuovi direttori prima di Natale?

«Penso di sì. I tempi dicono che si può fare. Daremo anche un segnale di attenzione e serietà nel percorso alla Consulta che dovrà valutare la nostra legge. Credo che la Corte costituzionale considererà il fatto che c'è una commissione che sta valutando e che quindi un percorso che è stato avviato e che è un percorso concreto».

Una delle frasi ricorrenti sue e degli assessori fa riferimento al passato come causa delle difficoltà del presente. Adesso però è più difficile dirlo visto che governate da quasi due anni.

«Lo so, ma la sanità ha ereditato decenni di difficoltà, per usare un eufemismo, con riforme fatte e poi cancellate, con l’esperienza della Asl unica durata pochi anni. Non si può lavorare così. Servono certezze e luoghi di responsabilità riconosciuti. Ma è normale avere a che fare con direttori generali che non si parlano? Di territori che si fanno la guerra per la difesa del loro piccolo orticello? Noi abbiamo anche l'aggravante di una ulteriore riorganizzazione, necessaria ma profonda. Dovevo prendere il toro per le corna».

Ed entrare nell’occhio dell’urgano pilotando un aereo con un solo motore.

«Per usare la metafora, atterriamo e cambiamo aereo, ma lasciando la stessa direzione: affrontare e risolvere i problemi non scappando e dicendo che è colpa di qualcuno. Nei prossimi giorni effettuerò un passaggio di consegne serio e articolato. Mi informerò su tutti i dossier aperti e poi attribuirò compiti e responsabilità a coloro che li devono avere. E andremo avanti».

Cambiamo tema, anche se di poco, visto che la sanità rappresenta il 46 per cento del bilancio della Regione. Nei prossimi giorni la finanziaria inizierà il suo percorso in Consiglio. L’approvazione entro dicembre è a rischio. Una mano tesa alle opposizioni faciliterebbe i lavori dell’aula e assicurerebbe il voto per tempo.

«Io credo che una maggioranza debba fare la maggioranza e un'opposizione debba fare l'opposizione, quindi se lo riterranno credo che sia interesse di tutti approvare la finanziaria entro il 31 dicembre, perché ci sono enti locali di sindaci di centrodestra e di centrosinistra. Ci sono province che sono rette dal centro destra dal centrosinistra e attività che sono lette dal centrodestra dal centrosinistra a cittadini di ogni genere. Credo che si interesse di tutti votarla».

Ma come farà a fare il doppio lavoro? Dividerà agende e giorni?

«No, andrò in giro a parlare coi sardi come faccio anche ora. Basta organizzarsi. La mattina sono in ufficio da presto. E mi occuperò a fondo di sanità».

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