La Nuova Sardegna

Sassari

Dussoni, un crac con evasione e truffa

di Elena Laudante
Dussoni, un crac con evasione e truffa

Bancarotta fraudolenta, chiusa l’inchiesta sul gruppo un tempo proprietario dei negozi Despar: nove gli indagati

15 febbraio 2013
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SASSARI. Tre società che insieme reggevano le sorti dell’impero alimentare della famiglia Dussoni, un impero con 240 dipendenti fatto di una rivendita all’ingrosso e di una ventina di negozi Despar, ora crollato sotto il peso di una presunta maxi-bancarotta. E che secondo gli investigatori è stata scientemente realizzata dagli allora proprietari attraverso complessi circuiti societari, disegnati per distrarre soldi e frodare il Fisco, con una sospetta evasione da oltre 1 milione e 300 mila euro.

La procura della Repubblica ha concluso le indagini sul crac del gruppo Dussoni, un tempo proprietari degli alimentari Despar di Sassari, Porto Torres, Sorso e Uri. Quasi tutto l’alimentare della provincia, allora, era nelle loro mani. Prima che tre fallimenti di altrettante società - Nord Ingros, Fm Immobiliare e White&Green - distruggessero il regno. Ora i fratelli Francesco e Marco Dussoni, 54 e 53 anni, sono formalmente accusati dalla magistratura di bancarotta fraudolenta aggravata per ammanchi di denaro, disinvolti trasferimenti di beni, contratti rescissi e sottoscritti con concorrenti, è il sospetto, per affossare i loro stessi punti vendita, avvantaggiando i competitor. Con loro sul registro degli indagati ci sono anche gli ex soci, i sassaresi Angelo Cherchi (55) e Salvatore Mario Scanu (50), Luigi Siddi (56) e Roberto Zandara (53) di San Giovanni Suergiu, Antonello Basciu (62) di Sanluri; i veronesi Nicola List (50), avvocato, e Giorgio Ciserani (49), commercialista. A loro i magistrati sassaresi - il procuratore Roberto Saieva e i sostituti Gianni Caria e Giovanni Porcheddu - hanno notificato l’atto di chiusura indagini, documento dà la facoltà di vedere l’intero fascicolo d’inchiesta e presentarsi per contestare le accuse.

Accuse molto articolate, perché riferite ad operazioni contabili intricate che consentivano di spostare liquidi e beni da una scatola all’altra, col risultato che gli unici a restare a bocca asciutta erano i fornitori, o comunque i creditori. Partendo dalla prima società, la Nord Ingros - soci Dussoni List, Ciserani, Siddi, Basciu - per arrivare al fallimento decretato dal tribunale il 24 ottobre 2008, secondo la Guardia di finanza si deve risalire a un finanziamento da ben 3 milioni e 300mila euro fatto alla White&Green, fallita nel maggio 2009, soci i Dussoni, le rispettive compagne, e poi sempre Cherchi, Siddi, List e Ciserani. Un anno prima del crac, la W&G cede alla società consortile C.S.&D., del presunto complice Zandara, un contratto di leasing che fa acquisire a quest’ultimo soggetto la titolarità di un immobile e dell’attività di Cash&Carry che ospitava, di proprietà della Nord Ingros. «Con il risultato pratico - è l’accusa - che la società consortile Cs&D acquistava il Cash&Carry praticamente a costo zero». Ancora più contorti i passaggi che riguardano la Fm Immobiliare, all’epoca proprietaria della catena Despar. Dalle indagini emerge come 10 mesi prima del fallimento, i soci avessero distratto i beni della società affittando cinque punti vendita di Sassari, Sorso e Uri alla Zetaerre, del solito Zandara, a un canone che gli inquirenti defiscono «irrisorio». Ma il passaggio saliente nel presunto sperpero dei beni aziendali, con conseguente licenziamento di un centinaio di dipendenti, sta nella risoluzione del contratto d’affitto con la Emmelunga (proprietaria di alcuni punti vendita) il 23 febbraio 2008, per poi stipulare un nuovo contratto d’affitto, soli tre giorni dopo, con un’altra società riconducibile a Zandara, Il Conte. In quegli stessi giorni la FM avrebbe chiuso i rimanenti punti vendita, «privando la società - è la ricostruzione della Finanza - della possibilità di proseguire l’attività economica e saldare creditori, favorendo nel contempo proprietari e gestori di altri punti vendita ormai concorrenti». Dal magazzino della Fm Immobiliare, poi, sarebbe stata rastrellata merce per oltre 1 milione, posta come credito in capo alla società consortile Cs&D, che a sua volta la rivendeva alla Zetaerre. Medesimo il risultato: i creditori restavano col cerino in mano. Se a Marco Dussoni la Procura contesta anche l’omessa dichiarazione di quasi 5 milioni di euro, con evasione di 1,3 milioni, i professionisti veronesi List e Ciserani, in concorso con Basciu, sono indagati anche per truffa, per aver chiesto ad un fornitore nuova merce. Ora i legali Luigi Concas, Guido Manca-Bitti, Luigi Esposito, Giovanni Maccagnani e Gianluigi Poddighe potranno impostare la strategia difensiva.

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