La Nuova Sardegna

Sassari

Carabinieri, la Spoon River delle medaglie al valore

di Daniela Scano
Carabinieri, la Spoon River delle medaglie al valore

Nelle motivazioni della più prestigiosa decorazione le storie di dodici uomini che hanno attraversato la storia dell’Arma

12 aprile 2014
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SASSARI. I loro sono sempre “fulgidi esempi” di “elette virtù militari” sia che l’abbiano guadagnata uccidendo a colpi di archibugio un “facinoroso bandito” nel 1835, come il capitano Gerolamo Berlinguer, sia che l’abbiano meritata 160 anni dopo cadendo sotto il fuoco incrociato di una banda di rapinatori in un rovente giorno d’estate, come i carabinieri Ciriaco Carru e Walter Frau. È strano come, in duecento anni, le parole per spiegare una decorazione al valore siano rimaste le stesse. Come se solo la retorica possa compiutamente esprimere la gratitudine dello Stato verso un suo militare che ha sacrificato la vita.

Due uomini in marcia. In questi giorni due uomini stanno attraversando la Sardegna per consegnare a sindaci e comandanti di stazione pergamene che ricordano i carabinieri sardi insigniti della medaglia d’oro al valor militare. Michele Maddalena e Nicola Piantadosi, 150 anni in due, rispettivamente professore in pensione e ufficiale dell’esercito in congedo, stanno raggiungendo a piedi i paesi di origine di alcuni dei dodici militari.

La “Marcia della Fedelissima”, così si chiama l’impresa, è stata ideata dai Lions e dall’Istituto del Nastro Azzurro per celebrare il bicentenario della fondazione dell’Arma. La maratona, organizzata in Sardegna da Antonello Tola, è partita giovedì da Sassari e il 15 approderà a Cagliari dove, il 13 luglio 1814, venne firmato il “certificato di nascita” della Benemerita.

Visite a Ossi e a Chiaramonti. I primi paesi ad essere raggiunti sono stati Ossi e Chiaramonti, paesi di nascita e di residenza di Ciriaco Carru e Walter Frau, trucidati in conflitto a fuoco il 16 agosto del 1995 a Pede ’e Semene nella piana di Chilivani. A Ossi c’era la madre di Frau. Oggi tappe a Ploaghe, Ardara e Mores dove nacquero carabinieri insigniti di medaglie d’argento o di bronzo.

Il terrore dei briganti. La marcia è l’occasione per ricordare persone la cui memoria, a volte, viene conservata solo nel nome delle caserme. Uomini che hanno combattuto nelle campagne del Nuorese, come il mitico brigadiere di Borore Lussorio Cau che nel 1899 si finse latitante per scoprire il nascondiglio della più pericolosa banda di grassatori di Orgosolo. E, pur ferito, continuò a sparare fino a quando non uccise il più pericoloso.

Il capitano sassarese. Pochi anni dopo, nel 1835, fu un sassarese a conquistare la medaglia. Era il capitano Gerolamo Berlinguer, nato a Sassari nel 1792 e quindi tra i primi carabinieri della storia dell’Arma. Il 25 giugno del 1835, racconta la motivazione della medaglia, a 43 anni il capitano Berlinguer affrontò una banda di taglieggiatori e uccise in conflitto il più pericoloso: «Battista Canu, inquisito del proditorio omicidio del signor Felice Sini Corda». Ferito gravemente, Berlinguer si salvò per miracolo.

Fedele di nome e di fatto. Leggendario anche il coraggio di Fedele Piras, classe 1895, di Assemini. Vicebrigadiere, il 16 giugno del 1918 tenne testa da solo per ventiquattr’ore al nemico a Capo Sile per difendere un ponticello di grande importanza strategica. Morti tutti i compagni, Piras continuò a lanciare bombe con la mano sinistra dopo essere rimasto gravemente ferito alla mano destra. Perfino il burocrate statale che da duecento anni non cede alle emozioni quando deve spiegare le ragioni delle medaglie d’oro al valor militare ha un cedimento di stupore e ammirazione per il saluto in sardo che il brigadiere Piras, nei secoli Fedele, urlò al capitano che lo aveva raggiunto al fronte.

Gli eroi della Resistenza. Sono identiche, come identico fu il loro destino, le motivazioni delle medaglie d’oro alla memoria dei brigadieri Gerardo Sergi e Candido Manca, martiri delle Fosse Ardeatine. Manca era di Portoscuso, Sergi di Dolianova. Dopo l’8 settembre non ebbero dubbi ed entrarono nel Fronte clandestino di Resistenza dei carabinieri. Furono catturati dalla polizia nazi-fascista, torturati barbaramente e poi giustiziati insieme con altri 333 ostaggi il 24 marzo del 1944. Era di Dolianova anche il brigadiere Enrico Zuddas, classe 1910,partigiano e carabiniere. Zuddas morì in ospedale l’8 giugno del 1944, pochi giorni prima della liberazione della capitale, per le ferite riportate nello scontro a fuoco con due nazisti che avevano individuato il suo ufficiale e stavano per arrestarlo.

L’ozierese senza paura. In un’altra guerra, in Eritrea, il 24 gennaio del 1941 la battaglia di Agordat consegnò alla storia militare «la leggendaria figura di eroe» del tenente di Ozieri Luigi Giovanni Satta, 49 anni. Un altro che sapeva lanciare le bombe e che, si legge nella Spoon River delle medaglia d’oro al valor militare, oltre al coraggio aveva anche il merito di essere «un animatore e trascinatore impareggiabile dei commilitoni». Il tenente Satta continuò a lanciare bombe con la mano sinistra, «strappando faticosamente la sicura con i denti» dopo avere perso la mano destra per lo scoppio di una granata.

Antonio, il più giovane. Oggi avrebbe 61 anni, e ne aveva appena diciotto quando morì a Bevera di Ventimiglia, il carabiniere di Borore Antonio Fois. Il ragazzino con la divisa intervenne da solo in un’abitazione dove, dopo una lite in famiglia, un uomo aveva fatto una strage. «Colpito all’addome e al braccio destro, e infine al petto – si legge nella motivazione della medaglia d’oro – trovò la forza di reagire e di far fuoco contro l’aggressore». Antonio Fois morì tra le braccia del suo maresciallo, quasi scusandosi per non essere riuscito a evitare la strage.

Il capitano Barisone. Non è sardo, ed è l’unico a poter raccontare la sua impresa, Enrico Barisone, 73 anni. Mitico capitano dell’Arma negli anni Settanta in Barbagia. La sua medaglia d’oro, Barisone la conquistò sul campo il 17 dicembre del 1979 nel conflitto a fuoco di Sa Janna Bassa di Orune. Ferito a una spalla, rifiutò ogni soccorso e continuò a sparare fino alla cattura di una banda di latitanti.

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