La Nuova Sardegna

Sassari

Aut-aut dei soriani: «Subito l’accordo»

di Luigi Soriga
Aut-aut dei soriani: «Subito l’accordo»

Pd, il gruppo di Demontis si rivolge alla corrente Lai-Spissu-Ganau e spinge per il rimpasto entro i primi di settembre

01 agosto 2015
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SASSARI. La speranza nel Pd era quella di presentarsi all’appuntamento dei Candelieri con un accordo siglato e con la possibilità di concretizzare il rimpasto nella giunta comunale. Invece il traguardo di ferragosto sembra ormai tramontato, i dettagli dell’intesa non sono ancora del tutto definiti, e allora la componente “soriana” del partito cerca di accelerare i tempi minacciando lo strappo: «E' importante che tutto il Pd, le diverse sensibilità quindi, partecipino a un accordo davvero unitario – spiega la corrente che fa capo a Salvatore Demontis – solo per questo siamo disposti, malvolentieri, ad attendere i primissimi giorni di settembre, per arrivarci tutti insieme. Ma noi, qualunque cosa accada, non aspetteremo oltre, perché riteniamo di essere già molto, troppo, in ritardo». L’aut-aut segue le dichiarazioni del segretario cittadino Fabio Pinna, che ha frenato gli entusiasmi su un imminente accordo a Palazzo Ducale, precisando che ogni decisione sarebbe dovuta passare attraverso i vertici del partito, e non con summit tra capicorrente e sindaco.

La situazione nel Pd ormai si è incancrenita da tempo. Il pomo della discordia sono state le primarie, vinte dal sindaco Nicola Sanna assieme agli alleati Carbini, Marras, e Spanedda (diventati poi 3 assessori di peso). Ha perso l’altra candidata, Angela Mameli, sostenuta invece dalla componente Lai, Spissu, Ganau e Demontis che però è riuscita ad eleggere in aula una maggioranza schiacciante di consiglieri. Ma nella composizione della giunta Nicola Sanna ha fatto l’asso pigliatutto, non concedendo deleghe che facessero riferimento alla corrente antagonista. Quindi l’assetto dell’amministrazione risulta anomalo: il sindaco ha una giunta di fiducia, ma un Consiglio scontento, che pretende un riequilibrio sulla base del risultato elettorale e che per ora ha deciso di non collaborare nelle scelte. Niente bastoni tra le ruote, visto che le pratiche sono sempre state approvate, ma un atteggiamento contemplativo e ben poco propositivo. Naturalmente i problemi a Sassari non mancano, e lo sfilacciamento della maggioranza si riverbera nella qualità dell’amministrazione, che finora ha dato di sè (a torto o a ragione) l’immagine di immobilismo e scarsa efficienza. Per superare l’impasse da mesi ci sono tre assessori con le valigie pronte, ovvero Fantato, Polano e Taras. Le loro poltrone dovrebbero andare alla corrente di Lai-Spissu-Ganau-Demontis. I soriani di Demontis avrebbero già chiuso da tempo, ma gli altri puntano i piedi e dettano condizioni più stringenti. Vorrebbero ridiscutere completamente gli assetti di giunta, e quattro assessorati per loro non sono sufficienti perché la rappresentatività andrebbe garantita anche ai partiti minori della coalizione. Quindi quattro deleghe sul piatto della bilancia. A un certo punto sembrava che la matassa fosse sciolta: il presidente del consiglio Antonio Piu doveva rinunciare al ruolo e cederlo a un collega dell’area Spissu-Lai-Ganau. In cambio però avrebbe ricevuto l’investitura di assessore, e gli altri due posti sarebbero comunque andati sempre alla corrente Spissu-Lai-Ganau. Ma gli accordi non si fanno solo con incastri di tessere: c’è anche la condivisione delle scelte governative. E Sanna ha smantellato alcuni pilastri dell’amministrazione Ganau come la ztl e il percorso di Sirio, e poi c’è anche la vicenda del campus nella Caserma Lamarmora, sulla quale il primo cittadino va dritto a testa bassa. Ora i soriani rompono gli indugi: «Tutto il Pd ha il dovere di contribuire all'azione amministrativa, supportando il sindaco, in particolar modo in questo momento economico e sociale così difficile. E' finito il tempo delle divisioni che riportano a vecchi schemi non più accettabili. La sconfitta elettorale deve servire di lezione. Siamo anche convinti che un segnale di rilancio politico e programmatico sarebbe dovuto avvenire prima della "discesa dei candelieri" e non dopo. Sarebbe stato un bel segnale, avrebbe contribuito a restituire speranza».

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