La Nuova Sardegna

Sassari

Palestra fornace: all’aperto la lezione dei parkinsoniani 

di Paoletta Farina
Palestra fornace: all’aperto la lezione dei parkinsoniani 

Con le finestre sigillate impossibile fare ginnastica nell’Istituto Angioy Il presidente Simula: «Per noi gli spazi sono terapia ma siamo senza sede» 

03 giugno 2017
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SASSARI. La palestra della scuola si è trasformata in una fornace a causa del caldo, impossibile farci ginnastica anche per gli atleti abituati alle condizioni più estreme. E così, l’altro ieri, il gruppo dell’associazione Parkinson Sassari ha deciso di trasferirsi all’esterno. Tutti schierati all’aperto in una zona d’ombra dove almeno si respirava e ci si poteva muovere senza sudare come una fontana.
L’ennesima dimostrazione di quanto sia difficile, per le associazioni di malati, avere spazi adeguati a loro disposizione, compresi quelli necessari a svolgere attività motorie che sono necessarie e complementari e quelle farmacologiche. Ma quegli spazi, in città, continuano a essere una chimera. E l’episodio di ieri lo conferma.
L’associazione Parkinson da tempo dà la possibilità ai suoi soci di poter frequentare corsi di ginnastica, svolti sotto la guida di fisioterapisti ed esperti che si prestano volontariamente e gratuitamente. Ma ad ogni inizio di anno sociale il problema è sempre lo stesso: quale locale utilizzare, principalmente le palestre scolastiche, visto che alternative non ce ne sono e l’associazione non possiede una propria sede. Prima di tutto bisogna fare i conti con le disponibilità. perché spesso le palestre delle scuola o sono in cattive condizioni o non possono ospitare esterni perché già occupate dalle associazioni sportive. Dopo aver girovagato nel tempo tra diversi istituti scolastici, l’associazione ha ora trovato la disponibilità della Provincia che ha concesso, a pagamento, l’utilizzo della palestra del Tecnico industriale Angioy, in via Mafalda di Savoia. Il gruppo dei parkinsoniani ha sopportato ancora una volta con pazienza i rigori dell’inverno, dato che le palestre cittadine per la maggior parte non sono riscaldate, ma l’altro giorno è stato messo a tappeto dal caldo. Vista l’impossibilità di avere un po’ di fresco aprendo le finestre, sigillate per motivi di sicurezza, quando la temperatura si è fatta insostenibile, i malati non si sono rassegnati: la lezione l’hanno fatta all’aperto, all’interno del perimetro della scuola.
Il presidente Franco Simula commenta con amarezza quello che è successo: «Per noi lo spazio è terapia – rimarca – ed è per questo che da anni rivendichiamo con le istituzioni pubbliche, il Comune prima di tutto, la necessità di una sede idonea alle nostre esigenze. Finora siamo sempre stati costretti ad arrangiarci, ma la disponibilità di locali dove poter ricevere gli ammalati, fare fisioterapia, e svolgere tutte le altre attività di sostegno ai soci, sarebbe una garanzia. Non chiediamo l’impossibile, siamo disposti anche a rimettere a posto gli spazi. Ma è troppo tempo che attendiamo risposte. Dobbiamo abbandonare la speranza? Io dico di no».
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