La Nuova Sardegna

Sassari

La foca monaca si fa rivedere, prepariamoci ad accoglierla

Antonio Canu
La foca monaca si fa rivedere, prepariamoci ad accoglierla

L'OPINIONE - Ritorna nelle spiagge e nelle grotte da cui fu cacciata. L'ultimo avvistamento in Campania dopo ferragosto

03 settembre 2017
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Anche questa estate – e forse più che in passato – sono accaduti episodi in varie parti del nostro Paese che sono rappresentativi, nel bene e nel male, del nostro rapporto con gli animali selvatici. Si è già scritto su queste pagine che più trascorre il tempo e maggiore sarà la pressione antropica sugli ambienti naturali. Da cui scaturisce, come logica conseguenza, la necessità di adeguare ai tempi il rapporto di convivenza tra noi e le altre specie. Il tema è complesso, perché al suo interno, influiscono vari fattori e interferenze.

Eppure le soluzioni ci sarebbero e sono a portata di mano. Intanto una rete efficiente di aree protette – che sono uno strumento di gestione favorevole anche allo sviluppo delle comunità locali –, norme adattate alle realtà del territorio – che di per sé è dinamico – sostenute da un monitoraggio continuo, soprattutto per alcune specie e per aree potenzialmente critiche. Assistiamo invece ad una colpevole indifferenza o superficialità da parte dei politici – salvo poche eccezioni – nell’affrontare questi argomenti, forse perché ostaggio di pressioni da parte di certe categorie o forse perché considerano i temi ambientali al margine delle proprie agende di lavoro. Di contro, c’è una crescente sensibilità del cittadino comune, che si emoziona quando osserva qualcosa di nuovo o che non conosce, fornisce o chiede notizie, partecipa se sollecitato a rendersi utile.

Vediamo qualche storia. Un orso è stato ucciso. Questa volta non per sbaglio, ma per indicazione del presidente della Provincia di Trento. L’esemplare, una femmina di 14 anni e 133 chili di peso, era ritenuto troppo pericoloso, dopo l’ultimo incontro ravvicinato con un idraulico settantenne a spasso con il cane. In molti si sono chiesti se era questa l’unica soluzione praticabile o si poteva e doveva fare altro. Magari addormentare l’orso, ospitarlo in un’area faunistica e attendere di capire cosa fosse realmente accaduto quel giorno vicino Trento. Si chiamava Kj2, nome in codice, freddo come una macchina, ma era figlia di Kirka e Joze.

Altro clima ed altri effetti, si sono vissuti durante l’incontro con una delle specie più rare non solo d’Italia, ma dell’intero Mediterraneo. La foca monaca. L’avvistamento c’è stato il 12 giugno, in Puglia, di fronte a Tricase. Ad osservare un individuo in acqua, sono stati alcuni diportisti non lontani dal porto del centro salentino. L’evento si aggiunge ad altri che si ripetono da qualche anno lungo le coste italiane. Dal nord Adriatico alla Sicilia, alla Basilicata, alla stessa Sardegna. Segnali di ritorno sempre più evidenti, anche se c’è chi è convinto che non sia mai andata via e si nasconda nei luoghi più sicuri. Dopo averla cacciata dalle spiagge e dalle grotte – tra cui quelle sarde, le ultime storicamente ad ospitarla –, saremo oggi in grado di accoglierla di nuovo nei nostri lidi? Parrebbe di sì. Chi torna ogni anno, ignara e coraggiosa, è la tartaruga marina. Sono più di quaranta – ma potrebbero essercene altri – i nidi scoperti nelle spiagge italiane. In molti casi, con deposizioni delle uova anche tra ombrelloni e sedie a sdraio. Grazie ai volontari del Wwf e di altre associazioni, la nidificazione viene sorvegliata, monitorata, seguita fino alla schiusa delle uova e al successivo tragitto delle tartarughine verso il mare. Diverso destino riguarda invece la lepre e la pernice sarda. In questo caso dipende dalla sospensione della caccia o meno. L’estate torrida e arida, i territori attraversati dal fuoco, la vegetazione in sofferenza, hanno creato infatti condizioni ambientali critiche anche per la fauna. Da qui la richiesta degli ambientalisti di una moratoria dell’attività venatoria. A dire il vero un richiamo a limitare il più possibile la caccia, proprio perché le specie selvatiche sono state messe a dura prova da siccità e incendi, lo raccomanda anche l'Ispra, l'istituto di ricerca del ministero dell'Ambiente, con una nota inviata a tutte le Regioni. Storie diverse, tra le varie, alcune beneauguranti, altre contrastanti, altre in attesa di definizione.

Proprio su queste ultime si attende di conoscere quale sarà la decisione delle singole amministrazioni regionali. Se insomma sarà accolto l’appello a sospendere o a regolamentare la caccia, o se invece si aprirà la stagione regolarmente. Riconoscendo di fatto, che quanto è accaduto in questi ultimi mesi e che ancora dura, è la normalità.
 

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