La Nuova Sardegna

Sassari

L’angoscia della mamma di Manuel Careddu: «Voglio sapere la verità»

di Claudio Zoccheddu
Manuel Careddu
Manuel Careddu

Fabiola: «Mio figlio mi aveva confidato di dover incontrare quella ragazza». La nonna Gavina: «Mio nipote può essere ancora vivo, non perdo la speranza»

12 ottobre 2018
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MACOMER. Negli occhi hanno la speranza e la voglia di non arrendersi, nonostante ormai sia passato un mese dal giorno in cui Manuel Careddu, 18enne di Macomer, è sparito nel nulla. Sperano di rivederlo ma fanno fatica a crederci, perché tutto sembra confermare un’ipotesi tragica. Ieri pomeriggio, quando la madre di Manuel Careddu, Fabiola Balardi, è stata convocata a Oristano, sembrava che anche l’ultima speranza fosse legata a un filo pronto a spezzarsi. Fabiola è salita in auto e ha raggiunto la Procura dove è stata nuovamente sentita dagli investigatori e dove ha confermato, passo dopo passo, la sua versione dei fatti. La notizia che temeva di ricevere, però, non è arrivata. Il corpo di Manuel non è stato ritrovato e il filo che lega la famiglia alla speranza di poter riabbracciare il ragazzo non si è ancora spezzato.

A Macomer, il centro di gravità della famiglia è la casa di nonna Gavina Puggioni, in via Milani. È proprio Gavina ad aprire la porta, convinta di poter sentire qualcosa di nuovo. Le ultime informazioni sono quelle che le ha dato la figlia Fabiola al telefono: «Sta rientrando e non mi ha detto nulla. Vuol dire che non hanno trovato il corpo di Manuel ? – chiede con un filo di voce – Perché se l’avessero trovato l’avrebbero detto almeno a mia figlia, vero?».

La risposta la dà proprio Fabiola poco dopo, appena rientra a casa della madre dopo il viaggio a Oristano: «Ho saputo che c’erano stati dei fermi ma non ho visto nessuno. Ho chiesto di poter incontrare quelle persone perché voglio sapere cosa è successo ma non me l’hanno permesso nonostante abbia alzato la voce più volte». La madre di Manuel omette il succo del racconto fatto, e ripetuto ieri pomeriggio, agli inquirenti: «Non posso parlare». Fabiola è sconvolta quando arriva a Macomer, ha gli occhi scavati, è nervosa e dà la sensazione di voler essere da tutt’altra parte piuttosto che al tavolo della casa materna a parlare con i giornalisti.

Eppure la donna aggiunge qualche dettaglio importante: «Mio figlio mi diceva tutto. Sapevo che la notte dell’11 settembre avrebbe dovuto incontrare una ragazza alla stazione di Abbasanta, una ragazza che conosceva e che gli doveva dei soldi». Cosa sia successo poi è un mistero che sembra destinato a non durare. L’unica cosa certa è che da quel momento, da quando Manuel è sceso dal treno che arrivava da Cagliari, si sono perse tutte le tracce del ragazzo. Scomparso. Fabiola non si dà pace e se la prende con i responsabili. Non sa chi siano, ha dei sospetti ma non ne parla apertamente: «Devo sapere, me lo devono dire. Li voglio guardare in faccia».

Nonna Gavina non aggiunge altro, se non che nel primo pomeriggio anche lei era sul lago Omodeo per cercare conferme a quelle voci che si rincorrevano sin dal primo mattino e che raccontavano di un corpo ritrovato sulle sponde del lago: «Ma non abbiamo visto nulla, non c’era nessuno – racconta la donna, 75 anni –. Se avessero davvero trovato il corpo avremmo visto almeno gli elicotteri. Invece non abbiamo visto nulla, vuol dire che non l’hanno trovato, può essere ancora vivo». Le conferme, o le smentite, arriveranno oggi ma a casa di nonna Gavina si continua a sperare. Non c’è bisogno di troppe conferme per descrivere le abitudini di Manuel: «Sapevo che era finito in un giro strano – dice la mamma – ma non era niente di diverso rispetto a quello che può capitare in qualsiasi famiglia. Però nessuno si deve immaginare Manuel come un ragazzo particolare. Certo, usciva il fine settimana per andare in discoteca, a Cagliari o a Sassari, ma il resto del tempo era sempre a casa mia. Giocava con gli amici, con la playstation, come tutti».
 

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