La Nuova Sardegna

Sassari

Ospedali, i panni di Sassari si lavano a Chieti

Giovanni Bua
Ospedali, i panni di Sassari si lavano a Chieti

Via al passaggio di consegne per il lavanolo. Esplode la polemica ma l’Ats replica: tutto regolare

25 ottobre 2018
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SASSARI. I “panni sporchi” degli ospedali verranno lavati e sterilizzati a Chieti. Il passaggio di consegne tra la Colis, il consorzio sardo che dal 2015 si occupa dell’igiene (camici, lenzuola) e della sicurezza (distribuzione dei dispositivi di protezione) delle strutture del nord Sardegna, e l’abruzzese Hospital Service avverrà a giorni. Con l’Ats che tira dritto di fronte alle furiose polemiche di questi mesi, e risponde a muso duro: «La procedura seguita è regolare». Sull’eventuale perdita di 25 posti di lavoro da parte del consorzio isolano: «Lunedì ci sarà un incontro con i sindacati – sottolinea – e comunque l’Azienda ha affidato allo stesso consorzio Colis tutti i servizi di lavanolo dell’area socio sanitaria di Nuoro che, tra l’altro, superano in quantità, e dunque in remunerazione, quelli dell’area socio sanitaria di Sassari, con un conseguente incremento del fatturato che, in genere, non conduce a licenziamenti di dipendenti».

Parole che danno ben conto di un clima incandescente, con uno scontro senza esclusione di colpi che da mesi va avanti tra tribunali amministrativi, conferenze stampa infuocate di sindacati e confindustria. E che nei giorni scorsi è approdato anche in Regione in un’interrogazione per Arru e Pigliaru presentata da 22 consiglieri di tutti gli schieramenti, con primo firmatario Cesare Moriconi. Tutto questo in attesa di rimettere la palla al centro con la gara per l’affidamento del servizio a livello regionale già fissata a gennaio.

Oggetto del contendere l’appalto milionario fatto dell’Asl di Sassari nel 2015 riguardante 5 anni di noleggio e lavaggio di biancheria, fornitura di materassi e kit sterili. Gara vinta da Colis e cassata dal Tar su ricorso della Hospital Service per un surreale vizio di forma: la ditta abruzzese non era stata invitata all’apertura dei plichi dell’appalto. Ma a far discutere è soprattutto la copertura del servizio in attesa della nuova aggiudicazione, con la Colis (che lo esegue dal 2016) che è andata avanti fino ad ora chiedendo al Tar la sospensiva della revoca della gara. E l’Ats che ha stabilito, alla fine di giugno, di affidare invece il servizio lavanolo all’Hospital Service con l’estensione del contratto in essere con gli Ospedali di Olbia, per i quali la stessa svolge le lavorazioni nel proprio stabilimento di Chieti.

«Può succedere – attacca Moriconi – che nelle procedure amministrative si commettano degli errori, non si capisce, però, il motivo per il quale, nelle more dell’attivazione del nuovo contratto d’appalto, non si sia proceduto, come in altri casi è successo, alla stipula di un “contratto ponte” con la stessa impresa aggiudicataria che, nel caso in esame, svolgeva il servizio da ben 17 mesi peraltro senza alcuna contestazione. Inoltre il fatto che la procedura amministrativa adottata dagli uffici dell’Ats, nel frattempo subentrati a quelli della Asl 1 di Sassari, con cui è stato effettuato il cambio d’appalto a favore di una impresa abruzzese e a danno di un consorzio di imprese sarde, è stata eccepita prima dal Tar, poi dal Consiglio di Stato non può trovare il Consiglio e la Giunta regionali indifferenti».

«Nell'analisi della procedura di affidamento del servizio di lavanolo – replica l’Ats – l’azienda tenuto pieno conto dei provvedimenti giudiziari dei giudici amministrativi. Tra questi anche quello che ha annullato, per vizi di forma e di sostanza, l'aggiudicazione di gara al Consorzio Colis. Il Tar ha rigettato la richiesta di sospensiva presenta da Colis. E il Consiglio di Stato si è pronunciato su una fattispecie analoga confermando la legittimità degli atti posti in essere dall'Azienda». Sull’accusa poi della scarsa tutela della sardità del consorzio: «La pubblica amministrazione ovviamente, non può assolutamente opporre obiezioni a una ditta legittimamente aggiudicataria di un appalto, è la stessa normativa che vieta ad un ente pubblico di opporsi al normale dispiegarsi della concorrenza sul mercato, tanto più se da questa deriva un risparmio a fronte di servizi e forniture pari o superiori».

Nessuna retromarcia insomma. E panni sporchi oltre Tirreno aspettando la gara regionale di gennaio, in carico alla Centrale regionale di committenza Cat Sardegna. Dove, più dei chilometri che camici e lenzuola dovranno fare conteranno i soldi da risparmiare.

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