La Nuova Sardegna

Sassari

«No profit, un modello di sviluppo»

«No profit, un modello di sviluppo»

Partecipato convegno di studi sul terzo settore e le leggi di riforma del comparto

26 ottobre 2019
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SASSARI. «Una nuova sfida, con una legge che cerca di superare tutte le normative preesistenti che regolavano i settori solidaristico, civico e mutualistico e i servizi di utilità sociale, sarà quello che dovrà affrontare il Terzo Settore nei prossimi anni». Così Andrea di Bassi dell’università di Bologna, chiamato a relazionare su “La riforma del Terzo Settore”, ha illustrato il tema del convegno “Il fondamentale contributo del Terzo Settore al sistema del Welfare italiano-Quale (ri)forma mentis per il Terzo Settore” svolto alla Sala Angioy della Palazzo della Provincia.

Per Bassi: «Questa legge è importante perché guarda alle finalità e serve a far capire che non esiste un solo modo, quello che guarda ai ricavi e agli utili, di stare sul mercato ma esistono anche altre realtà importanti come il non profit». Il convegno di studi organizzato dal Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali dell’Università di Sassari, coordinato dalla preside del corso di laurea in Servizio Sociale Maria Lucia Piga, ha potuto contare su una numerosa e attenta presenza di assistenti sociali, ricercatori e studiosi della materia, operatori, volontari, imprenditori sociali e studenti degli specifici corsi universitari. Molti i contributi di rilievo. Come quello di Armida Salvati dell’università di Bari: «Viviamo una crisi del welfare perché i bisogni non hanno avuto un limite, mentre il welfare sì. In questo modo si spiega il ricorso al Terzo Settore. La riforma coglie molti impreparati e spaventati per il lavoro organizzativo ma, rispetto ai bisogni di welfare, passi avanti ne sono stati fatti». Poi Remo Siza, sociologo e tra i padri della legislazione sociale in Sardegna: «Il mondo è cambiato. I legami sociali si sono indeboliti e hanno perso rilevanza, insieme ad altre tendenze, e si configurano sistemi di welfare diversi. Bisogna costruire percorsi di uscita dalla condizione del bisogno inventarsi qualcosa nel sociale». Sempre su questo aspetto Guido Memo: «Le conquiste più importanti sono partite dalle organizzazioni di Terzo Settore e della società civile. Anche perché in Italia la cittadinanza attiva impegna il 20 per cento della popolazione. Questa riforma è importante perché può aprire allo sviluppo dell’economia sociale». Conclusioni degli interventi per Stefania Gelidi, del Forum del Terzo Settore della Sardegna «Questa riforma ci riporta tutti alla linea di partenza con una doppia sfida: la questione della meritorietà del nostro agire ma anche dell’identità comune» e di Franco Uda, del consiglio nazionale dell’Arci : «Il Terzo Settore lancia una sfida culturale di prospettive diverse di vivere e rapportarsi».

Roberto Spezzigu

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