La Nuova Sardegna

Sassari

Coltivavano marijuana a processo due allevatori

di Nadia Cossu
Coltivavano marijuana a processo due allevatori

Le piantagioni erano state scoperte l’anno scorso tra Padria, Romana e Cossoine In aula sentiti alcuni carabinieri che eseguirono gli arresti insieme alla Finanza

05 settembre 2020
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SASSARI. Si è chiusa l’istruttoria dibattimentale nel processo a carico di Davide Raimondo Cugusi (di Pozzomaggiore) e Antonello Fresi (di Mara) accusati di aver coltivato ai fini di spaccio tre piantagioni di cannabis per un totale di 2554 piante in tre distinti terreni tra Padria, Romana e Cossoine.

Ieri mattina, davanti al giudice Valentina Nuvoli, sono stati sentiti alcuni carabinieri della compagnia di Bonorva che lo scorso dicembre arrestarono cinque allevatori, tra questi proprio Cugusi e Fresi (difesi dagli avvocati Giulio Fais, Giampaolo Murrighile, Maria Grazia Sanna e Luisella Peralta). Uno degli altri imputati ha già patteggiato mentre per due si sta procedendo separatamente.

Le piante crescevano rigogliose nelle campagne bagnate dal Temo, (località “Faias” e “S’Ozzastru”) e proprio la vicinanza del fiume rendeva l’approvvigionamento d’acqua più semplice e lo sviluppo in altezza della piantagione molto più veloce. Qualcosa però non funzionò e sulla maxi distesa di cannabis cominciarono a puntare gli occhi contemporaneamente i militari della guardia di finanza e i carabinieri. Gli uomini dell’Arma e quelli delle Fiamme gialle unirono le forze e sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Sassari riuscirono a risalire ai “coltivatori” della sostanza stupefacente.

Il pm Beccu, che aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato, aveva ricostruito compiti e ruoli in capo a ciascuno degli indagati. Davide Cugusi e il padre Giovanni avrebbero «fornito consapevolmente un insostituibile supporto logistico agli altri indagati (che invece provvedevano materialmente alla cura delle piante) rappresentato dal libero e sicuro accesso a terreni nella loro disponibilità a Romana, confinanti con quelli utilizzati per l’installazione delle piantagioni». I due avrebbero anche messo a disposizione la motopompa della loro azienda «utilizzata anche per convogliare acqua verso l’impianto di irrigazione». Le piantagioni erano state individuate nel corso di una ricognizione dei mezzi aerei della Finanza ma la zona era tenuta sotto osservazione dai carabinieri di Bonorva che avevano documentato con foto e filmati l’attività illecita.

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