La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, malnutrizione: la piaga dei vecchi

Luigi Soriga
Sassari, malnutrizione: la piaga dei vecchi

I dati dei ricoverati del 2021 in Lungodegenza confermano che il 75% degli over 80 muore di fame

19 maggio 2021
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SASSARI. Chi approda nelle geriatrie e nelle lungodegenze con più di 80 anni, generalmente arriva a questa ultima spiaggia allo stremo delle forze. Si porta sulle spalle una patologia più grave che lo ha portato in ospedale, più altre quattro o cinque in dotazione con l’età. Ma la cosa più grave è che il 75 per cento dei ricoverati, si presenta al check up di ingresso nel reparto di Lungodegenza in uno stato di profonda malnutrizione. I dati raccolti anche nel 2021 dal primario Antonio Uneddu confermano una tendenza che più o meno va avanti costantemente a partire dal 2013, anno in cui sono cominciati i rilevamenti statistici. E purtroppo per la generazione dei nonni bisognosi delle cure ospedaliere, le aspettative di vita sono davvero risicate. Dal 2013 a oggi sono transitati in Lungodegenza poco meno di 5mila pazienti, e l’identikit dell’anziano non è affatto migliorato. L’Mpi, così come per i 200 ricoveri del 2021 fatti sino a ora nel reparto, si attesta allo 0,73. Cioè un disastro, una fascia generazionale che muore di fame, con un quadro clinico ulteriormente aggravato dal fisico debilitato. Per capirsi, Mpi è un acronimo che sta per Multidimensional Prognostic Index, e dice più o meno quanto ti resta da vivere al paziente. Funziona così: se l’indice ottenuto è un valore compreso tra 0 e 0,33 il rischio di mortalità a 12 mesi è considerato basso; se il valore è compreso tra 0,34 e 0,66 il rischio è moderato; se il valore è compreso tra 0,67 e 1 il rischio di non superare l’anno è elevato. A Sassari nel 2020 sono stati ricoverati in Lungodegenza 294 anziani, età media 80 anni. Ai test di ingresso l’indice Mpi medio è risultato 0,76. Significa che questi anziani hanno una aspettativa di vita molto breve. Nel 2021 l’indice si è abbassato lievemente a 0.73, ma la sostanza non cambia. Il 73 per cento dei ricoverati avrà ben poche possibilità di campare più di un anno, e tutto questo lo devono anche alla pessima alimentazione.

Anche su questo versante esiste un parametro che analizza lo stato nutrizionale dei pazienti in ingresso: c’è un valore, l’Mna, che considera i parametri di nutrizione. Se l’Mna è maggiore di 24, allora il fisico è ben nutrito. Se il valore è compreso tra 23 e 17, siamo al limite della malnutrizione. Se l’Mna è minore di 17, allora ci sono grossi problemi. Il valore medio dei 200 ricoverati di Sassari nel 2021 è di 12,1. Un disastro. L’anno scorso i 249 pazienti del Sassarese stavano ancora peggio, con un riscontro di 11,3. Ma se si scorrono le rilevazioni statistiche di lungo periodo, sino al 2013, si nota che il fenomeno della malnutrizione è una costante mai affrontata e risolta. Purtroppo l’alimentazione totalmente scorrette riguarda l’88 per cento degli anziani ricoverati affetto da gravi deficit cognitivo, come Alzheimer o varie forme di demenza senile. Non sono più in grado di fare spesa e cucinare autonomamente, ma chi se ne prende cura non presta la dovuta attenzione all’apporto di cibo quotidiano. In questa casistica, solo 1 paziente su 650, risulta alimentato correttamente. Questo fenomeno probabilmente si ripercuote sulla statistica che riguarda la provenienza dei pazienti malnutriti. Su un campione di 1550 anziani, 1150 provengono dalle famiglie e il 72 per cento di loro è molto malnutrito. 200 invece vivono da soli, o perché autosufficienti o perché accuditi da badante: il 61 % è molto malnutrito. Ed ecco il dato più inquietante: su 200 pazienti che provengono da case di riposo o Rsa, ad essere molto malnutrito è addirittura l’82% per cento, e non risulta un solo loro ospite ricoverato che ha superato il test per una alimentazione corretta.

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