I residenti dicono: «Non siamo stati noi a bruciare»
SASSARI. Si sentono chiamati in causa, anche se ufficialmente nessuno può dire che sono stati loro ad appiccare l’incendio. E a pensarci bene che senso avrebbe, considerato che il cumulo dei rifiuti...
31 luglio 2021
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SASSARI.
Si sentono chiamati in causa, anche se ufficialmente nessuno può dire che sono stati loro ad appiccare l’incendio. E a pensarci bene che senso avrebbe, considerato che il cumulo dei rifiuti era proprio lì davanti all’ingresso del capo nomadi? Vero è, però, che in altre occasioni quando i vigili del fuoco sono stati chiamati per fronteggiare incendi in quella zona si sono trovati di fronte ad alcuni rom che bruciavano cavi elettrici per sciogliere la plastica e ricavare il rame da rivendere. Quindi, qualcosa c’è, e saranno le indagini ad accertare eventuali responsabilità.
E al campo si difendono, anche se ovviamente le posizioni non sono mai unitarie. «Non siamo stati noi ad accendere il fuoco per bruciare i rifiuti. Che senso avrebbe farlo visto che qui dentro ci siamo noi, le nostre famiglie. I nostri bambini hanno respirato fumo per ore. Il fuoco era proprio davanti all’ingresso del campo, non potevano neppure scappare e andare via». Poi i nomadi ricordano che sono stati loro a chiedere più volte di fare partire un piano di pulizie e di bonifiche.
Sono posizioni che si scontrano, perchè il Comune sottolinea che ogni volta che l’area viene ripulita dopo poco tempo si ritorna nelle stesse condizioni. E a volte anche peggio. Esiste la documentazione».
Si sentono chiamati in causa, anche se ufficialmente nessuno può dire che sono stati loro ad appiccare l’incendio. E a pensarci bene che senso avrebbe, considerato che il cumulo dei rifiuti era proprio lì davanti all’ingresso del capo nomadi? Vero è, però, che in altre occasioni quando i vigili del fuoco sono stati chiamati per fronteggiare incendi in quella zona si sono trovati di fronte ad alcuni rom che bruciavano cavi elettrici per sciogliere la plastica e ricavare il rame da rivendere. Quindi, qualcosa c’è, e saranno le indagini ad accertare eventuali responsabilità.
E al campo si difendono, anche se ovviamente le posizioni non sono mai unitarie. «Non siamo stati noi ad accendere il fuoco per bruciare i rifiuti. Che senso avrebbe farlo visto che qui dentro ci siamo noi, le nostre famiglie. I nostri bambini hanno respirato fumo per ore. Il fuoco era proprio davanti all’ingresso del campo, non potevano neppure scappare e andare via». Poi i nomadi ricordano che sono stati loro a chiedere più volte di fare partire un piano di pulizie e di bonifiche.
Sono posizioni che si scontrano, perchè il Comune sottolinea che ogni volta che l’area viene ripulita dopo poco tempo si ritorna nelle stesse condizioni. E a volte anche peggio. Esiste la documentazione».