La Nuova Sardegna

Sassari

«Aiutateci o la GeNa chiuderà»

di Paoletta Farina
«Aiutateci o la GeNa chiuderà»

Il direttore Marras si appella alla Regione: «I nodi sono nuovo contratto, ristori Covid e tariffario»

27 gennaio 2022
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SASSARI. «Faccio un appello alla Regione, ai rappresentanti politici del nostro territorio: le strutture di riabilitazione dei malati psichiatrici e autistici, come la nostra Opera Gesù Nazareno, devono essere sostenute o saranno costrette al tracollo perché i costi per la copertura del rinnovo del contratto nazionale del personale e per le spese di gestione, dall’acquisto dei presidi sanitari alle utenze, non sono più sostenibili». Per la GeNa lo spauracchio è rappresentato nell’immediato da 400mila euro di arretrati contrattuali e di una maggiore esborso di 250mila euro all’anno nel futuro: Michele Marras ne parla nel suo studio di direttore della struttura di Valle Gardona. Che la nonna Maria Serra, madre di un figlio disabile, fondò negli Anni Cinquanta per offrire una vita dignitorsa, assistenza e formazione professionale a malati per i quali l’unica alternativa all’epoca era l’ospedalizzazione.

Sul tavolo di Marras c’è l’ultima bolletta di fornitura di energia elettrica arrivata. L’importo è di oltre 16mila euro, contro gli ottomila della precedente. «Ecco, è la dimostrazione che ci troviamo di fronte a un raddoppio di costi che influirà pesantemente sul nostro bilancio da ora in poi», dice. Di conseguenza la richiesta del direttore della “Gesù Nazareno” di una attenzione da parte della politica verso un settore che negli anni ha tolto le castagne dal fuoco alla sanità pubblica occupandosi di pazienti che inseriti nelle sue strutture sarebbero costati ben altro.

L’applicazione del nuovo contratto nazionale riguarda 98 dipendenti dell’Opera Gesù Nazareno”. Un aggiornamento dello stipendio che sarebbe dovuto partire dal 2020, precisamente dall’ottobre di quell’anno, con effetto retroattivo dal mese di luglio precedente. Nei giorni scorsi i sindacati della Funzione pubblica hanno proclamato lo stato di agitazione perché l’azienda non aveva ancora adempiuto ad applicare le nuove condizioni economiche e normative al personale. «Da questo gennaio i nostri dipendenti avranno gli aumenti in busta paga – annuncia Michele Marras –. Ho sempre affermato che erano dalla parte della ragione, ma sarà a un caro prezzo che assolverò al mio dovere, perché c’è il rischio che la nostra attività venga messa in ginocchio».

Tre i problemi da risolvere sono. Il primo è che nonostante la Conferenza delle Regioni e delle Province avesse stabilito che dal 2020 il Fondo Sanitario Nazionale venisse incrementato per coprire al 50 per cento i costi del rinnovo contrattuale dei soggetti privati, la Regione sarda, al contrario di altre Regioni, non ha incluso nel provvedimento le strutture della riabilitazione territoriale (tre o quatro ad applicarlo in tutta l’isola), destinando fondi allo scopo, per un milione 516mila euro, solo agli ospedali privati. Il secondo riguarda la mancata erogazione dei ristori Covid previsti dal decreto “Cura Italia” ai centri diurni e ambulatoriale rimasti chiusi a causa della pandemia. Infine la necessità di rivedere il tariffario delle prestazioni erogate dalla riabilitazione territoriale, ferme dal 2011. «È necessario che si riapra il tavolo tecnico alla Regione per definire questioni fondamentali per la sopravvivenza di strutture indispensabili ai malati e alle loro famiglie», conclude Marras.

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