Non erano “furbetti del cartellino”, la Corte dei Conti assolve due dipendenti comunali
Alghero, nel 2020 la bufera giudiziaria e la sospensione dal servizio
Alghero Cinque anni fa erano stati travolti da una bufera giudiziaria e mediatica. A conclusione di un’indagine della guardia di finanza due dipendenti del Comune di Alghero, Dolores Daga e Giuliano Salis, erano stati rinviati a giudizio. Avevano scelto di essere processati con il rito ordinario (mentre un terzo indagato aveva patteggiato la pena) proprio per dimostrare la propria estraneità a tutte le accuse. Quelle cioè di essere “furbetti del cartellino”, lavoratori che timbravano e poi uscivano per occuparsi di affari personali. Il processo penale è ancora in corso e sta per concludersi ma nel frattempo è arrivata un’importante vittoria per i due dipendenti (che per un periodo erano stati anche sospesi dal servizio).
La Corte dei Conti, accogliendo le richieste degli avvocati difensori Stefano Carboni (per Salis) e Edoardo Morette e Andrea Delias (per Daga), ha infatti assolto i due lavoratori e condannato il Comune di Alghero al pagamento delle spese legali.
Dolores Daga (addetta al settore rifiuti) e Giuliano Sulis (capo giardiniere) erano accusati di aver percepito indebitamente le retribuzioni (una media di duemila euro a testa) e di aver causato un danno di immagine al Comune di Alghero da quantificarsi in 15mila euro (per ciascuno). Ma per la Corte dei Conti le cose sono andate diversamente e la sentenza depositata alcuni giorni fa spiega molto bene perché.
“Articolate argomentazioni difensive hanno evidenziato – scrive il collegio – e provato incongruenze ed equivoci dell’attività di indagine” e ancora, sottolinea il collegio, che le argomentazioni del pubblico ministero contabile “non trovano conferma in atti”. Questo perché la documentazione prodotta dalla difesa “ha dato contezza del fatto che le mansioni dei dipendenti, in funzione del ruolo ricoperto, giustificavano lo svolgimento di attività all’esterno della sede”, inoltre “i diversi conteggi hanno dimostrato l’assenza, in sostanza, del danno patrimoniale”.
E poi ci sono le “incongruenze dell’attività istruttoria che non consentono di avere una certezza probatoria in ordine alla sussistenza dell’illecito erariale”. La Corte dei Conti dice chiaramente che “le articolate e circostanziate argomentazioni difensive sono da ritenersi ragionevoli e verosimili”. Senza considerare, poi, in alcuni casi “la confusione tra orari di lavoro e timbratura”
Rileva sempre il collegio che “emerge evidente dagli atti che le infrazioni a carico della dipendente (il riferimento alla Daga ndc), laddove effettivamente tali, sono inerenti a quattro episodi, a fronte dei quali la Procura ipotizza una abitualità di condotta non dimostrata, né compatibile con gli esiti dell’indagine penale”.
Nel caso di Dolores Daga, tanto per fare un esempio concreto, è stato dimostrato che durante i 4 episodi di presunto assenteismo contestati, la dipendente compiva azioni che rientravano nelle sue mansioni. Usciva, cioè, per attività di controllo, anche visivo, del ciclo dei rifiuti e delle modalità di espletamento, di ispezione sui cantieri e di controllo del verde. E l’uso della bicicletta (altra cosa contestata) “era necessario perché il Comune di Alghero non metteva a disposizione mezzi di servizio”.
Idem per il capo giardiniere Salis: è stato dimostrato che addirittura cominciava l’orario di lavoro mezz’ora prima (alle 7 anziché alle 7.30) e la difesa ha presentato documentazione per dimostrare che nel periodo contestato stava svolgendo attività lavorativa necessaria. Inoltre “era tenuto a sovrintendere a diversi cantieri e non aveva mezzi di trasporto forniti dall’amministrazione. Le assenze contestate si riducevano a 1 ora e 31 minuti, con un danno effettivo di 16,88 euro”.
Da qui l’assoluzione da ogni addebito per entrambi e la condanna del Comune di Alghero al pagamento delle spese legali.