La Nuova Sardegna

Sassari

Il processo

Bimbo di tre mesi morto per peritonite, in aula lo straziante racconto della mamma

di Nadia Cossu
Bimbo di tre mesi morto per peritonite, in aula lo straziante racconto della mamma

Il piccolo era deceduto all’ospedale Brotzu. A carico di uno specialista di Chirurgia pediatrica l’accusa di omicidio colposo

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Sassari Con la voce di tanto in tanto spezzata dal pianto ha ripercorso davanti al giudice del tribunale di Sassari Paolo Bulla i momenti drammatici che hanno preceduto la morte del suo bambino di soli tre mesi, avvenuta il primo novembre del 2021 all’ospedale Brotzu di Cagliari. La donna – che ieri mattina, 20 giugno ha testimoniato nel processo per omicidio colposo a carico di uno specialista di Chirurgia pediatrica dell’Aou di Sassari – è la madre del piccolo Mattia. Il bambino era deceduto a causa di una peritonite.

Per la Procura e per l’avvocato Daniela Ungaro cui si sono rivolti i genitori del bimbo – una coppia di Arzachena – ci sarebbero state delle responsabilità mediche per quella tragedia accaduta quattro anni fa. «Avevamo portato il nostro bambino sabato 30 ottobre a Sassari per una visita di controllo successiva a un intervento che aveva subìto pochi giorni prima – ha raccontato la donna rispondendo alle domande del pubblico ministero Paolo Piras –. Nel periodo trascorso a casa stava bene, aveva solo il pancino un po’ gonfio e difficoltà a evacuare tanto che gli facemmo un clistere. Dopo la visita a Sassari, i medici preferirono tenerlo in ospedale quella notte senza darci troppe spiegazioni. Così io e il mio compagno rientrammo ad Arzachena. L’indomani mattina ci chiamarono per dirci che durante la notte nostro figlio era stato male e che avremmo dovuto prepararci e partire perché lo stavano trasferendo a Cagliari. Da Sassari seguimmo l’ambulanza per tutto il viaggio, all’arrivo al Brotzu non ci fecero entrare, c’erano ancora le restrizioni per il covid. Ricordo solo che un medico ci rimproverò per le condizioni in cui si trovava Mattia, disidratato, cianotico... Gli spiegammo che non era a casa con noi la notte precedente ma in ospedale. Poi ci dissero di attendere, doveva essere operato di nuovo». Ma quell’intervento, anche se tecnicamente riuscito, non fu purtroppo risolutivo. Tutt’altro. Perché il piccolo morì.

L’indagine era stata condotta inizialmente a Cagliari ma gli esiti di una prima perizia avevano accertato che i fatti rilevanti sarebbero avvenuti all’ospedale di Sassari al momento del ricovero. E così del caso erano stati investiti i magistrati della Procura di via Roma che disposero come prima cosa una seconda perizia medico legale. Secondo il pubblico ministero Enrica Angioni le condizioni del bambino al momento del ricovero a Sassari avrebbero imposto un intervento urgente “di individuazione e rimozione di una occlusione intestinale”. Sempre secondo la Procura, l’operazione non venne effettuata tempestivamente e la peritonite causò lo “shock ipovolemico” e quindi la morte del piccolo. A finire sotto inchiesta fu il chirurgo pediatrico di Sassari che era di turno la domenica mattina (ossia il 31 ottobre) e che, per la Procura, avrebbe dovuto operare subito Mattia anche in assenza di una équipe specializzata. L’accusa è sempre stata convinta del fatto che lo stato di salute del bambino avrebbe dovuto imporre “un inderogabile e urgente intervento di esplorazione della cavità addominale e di individuazione e rimozione della occlusione». Il ritardo dell’intervento – in sintesi – non riuscì a impedire la peritonite che causò il decesso. Di diverso avviso gli avvocati difensori Danilo Mattana e Nicola Satta, sicuri di poter dimostrare durante il dibattimento – attraverso una serie di elementi a loro avviso molto importanti – che il loro assistito non ebbe alcuna responsabilità in quella tragica vicenda. 

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