San Martino, via libera all’accordo per salvare i 17 lavoratori
Posto tutelato per 2 anni e da settembre l’ingresso in Multiss
Sassari Continuano ad andare al loro posto i tasselli che garantiranno un futuro alla San Martino e soprattutto ai 17 lavoratori rimasti, senza paga da marzo.
L’incontro Ieri mattina nel palazzo della Provincia l’assessora regionale del lavoro Desirè Manca, l’amministratore straordinario della Città Metropolitana di Sassari Gavino Arru, il curatore della San Martino Giovanni Franco Sotgiu, il segretario Uila-Uil Michele Serra e la rappresentante di Confindustria Centro Nord-Sardegna Fiammetta Sanna (erano presenti anche gli avvocati Marcello Bazzoni per la Città Metropolitana, Giovanni Campus per i dipendenti San Martino e Antonio De Giudici per la curatela) hanno stipulato un accordo che getta nuova luce sul futuro dei lavoratori.
Tutele Si è convenuto che tutti i lavoratori in forza alla San Martino godranno del diritto di precedenza per nuove assunzioni effettuate nell’arco dei prossimi due anni, dalla società o impresa che verrà immessa nella gestione operativa dell’azienda, a seguito del bando della Città Metropolitana di Sassari.
Un passo importante che segue un cammino che sembra ormai tracciato. I 17 lavoratori (inizialmente erano 22 ma alcuni hanno trovato occupazione) dopo il licenziamento collettivo, avvenuto nei giorni scorsi potranno finalmente accedere alla Naspi. Ma, soprattutto, da settembre saranno inseriti in un progetto occupazionale della durata di otto mesi.
Il piano, elaborato dall’assessorato regionale del Lavoro in collaborazione con la Città Metropolitana e Aspal, sarà attuato tramite la società in house Multiss. I lavoratori saranno impegnati in mansioni di guardiania e manutenzione all’interno dello stabilimento sull’altopiano del Coros.
Il bando Nel mentre, e con il paracadute rappresentato dalla clausola di salvaguardia siglata ieri, la città metropolitana predisporrà il bando per affidare il gestione lo stabilimento.
«Speriamo – ha sottolineato Arru – già dopo l’estate. Ma l’importante a questo punto è fare le cose per bene. Confermando con forza la proprietà pubblica di quella che rappresenta una grande risorsa per il nostro territorio e studiando un modo per affidare la gestione a un soggetto che, oltre a tutelare l’occupazione, ne garantisca il rilancio».
«La tutela dei lavoratori per noi era la priorità – ha sottolineato Desirè Manca – e ci siamo mossi con estrema decisione e unione seguendo una pratica non semplice da gestire, ora per ora. Oggi mettiamo un punto fermo, dando una garanzia lunga e solida di reimpiego ai lavoratori. Ma soprattutto gli garantiamo un futuro occupazionale immediato, con un progetto che farà scuola in situazioni simili, purtroppo non rare».
«È una giornata importante – dice Michele Serra – che premia la pazienza e i grandi sacrifici fatti dai lavoratori. Abbiamo già inoltrato domanda per la Naspi, e speriamo che tutto si sblocchi prima di ferragosto. Nell’attesa del progetto di reinserimento di settembre, per il quale ci incontreremo a breve con Città Metropolitana e Regione. Ringraziamo la politica per essere stata presente e vicina».
Fallimento Il futuro a medio termine dello stabilimento di Codrongianos insomma è garantito. Mentre in parallelo va avanti la procedura fallimentare che riguarda la passata gestione. Nell’ultima udienza, presieduta dal giudice delegato Giovanna Maria Mossa, è stato definito lo stato passivo relativo alle “domande tempestive”, con l’ammissione di circa 16 milioni di euro. Tra queste, figurano anche le retribuzioni arretrate dei 22 dipendenti, che non percepiscono lo stipendio da marzo. L’udienza è stata aggiornata all’8 ottobre per l’esame delle “domande tardive”, che riguardano principalmente il Tfr e le indennità per mancato preavviso. Queste somme potevano infatti essere effettivamente rivendicate solo dopo il licenziamento collettivo, avvenuto nei giorni scorsi.
Il rinvio, considerato breve per i tempi della giustizia fallimentare, conferma la volontà dell’autorità giudiziaria di procedere con celerità alla chiusura della procedura. Un’accelerazione emersa chiaramente anche durante l’udienza.
I principali creditori della San Martino restano la Città Metropolitana di Sassari – proprietaria delle fonti, dei terreni e degli immobili – a cui l’azienda non ha versato canoni per circa 3,7 milioni di euro; la Banca Progetto Spa, con un credito di 2,7 milioni; e l’Agenzia delle Entrate, che vanta crediti superiori ai 6 milioni.
Futuro La procedura si sgancia completamente dal futuro dello stabilimento, tornato nelle mani della Città Metropolitana dopo la risoluzione, comunicata lo scorso 18 giugno, del contratto di affitto siglato nel 1991 con l’allora Provincia. Il contratto, che prevedeva rinnovi automatici, è stato sciolto dal curatore fallimentare Giovanni Franco Sotgiu, su autorizzazione del comitato dei creditori, nell’ambito della procedura aperta a fine marzo.